In Italia non si legge (e Viterbo conferma il dato). E non stiamo parlando delle riviste da spiaggia o dei blog di pseduo-opinionisti che lo sanno sempre loro come vanno le cose. In Italia non si leggono romanzi, storie vere. Non si leggono libri. Quelli che a sfogliare le pagine, poi lasciano un buon profumo sulla dita. Quelli che ti ci tuffi dentro. E ti portano mille leghe sotto il mare, nella pancia di una balena o in mezzo ai colpi di mortaretto della prima guerra mondiale.
I numeri parlano chiaro. Gli abitanti dello Stivale che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi non raggiungono nemmeno il 45% della popolazione, mentre più del 10% delle famiglie non ha alcuna libreria in casa. Non solo. Nel corso degli anni si è registrato un drastico calo di presenze (da 300 mila persone a 125 mila, nel giro di 15 anni.) al “Salone del libro” di Torino, che proprio in questi giorni è balzato all’attenzione dei più – sempre pochi comunque – per il suo possibile trasferimento a Milano.
Ma cosa fare per invertire la rotta di questa folle corsa verso il totale imbarbarimento? Per Paolo Pelliccia, commissario straordinario della biblioteca consorziale di Viterbo, la risposta è presto data. “Occorre istituire un ‘piano Marshall’ salva-cultura, che investa sulle tradizioni, sul rilancio del libro e della lettura in un paese dove meno della metà degli italiani legge un libro all’anno. Un piano che sappia fare sistema e, partendo dalle biblioteche del territorio attivi l’editoria, le scuole, i festival e le manifestazioni culturali per ridare futuro ad un paese che ha dimenticato se stesso”.
E badate bene. Bisogna leggere. Non necessariamente comprare i libri. Perché la risposta comoda comoda del “c’è la crisi, non ci sono soldi” non può essere una scappatoia al problema. Ecco quindi il rilancio di tutte le biblioteche presenti sul territorio.
Senza trascurare il mantra della crisi, dunque, è quanto mai necessario fornire nuova linfa vitale a quelle mura troppo spesso abbandonante a se stesse e al loro triste destino. Dare fondi – anche privati – e impulsi per mettere in moto la rete capillare e vivissima delle biblioteche, dove si lotta quotidianamente per far conoscere i libri e la meraviglia del mondo.