Dal 6 di luglio una coppia gay o lesbica può presentarsi davanti all’ufficiale di stato civile del proprio Comune e unirsi civilmente, secondo il comma 35 della Legge Cirinnà, che prevede l’entrata in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Questo, anche se il decreto attuativo, che doveva essere emesso entro un mese dalla promulgazione della legge, non è stato prodotto. I Comuni hanno bisogno di questo decreto ponte, per sapere come comportarsi con le unioni civili. Il ministro dell’Interno, senza dubbio alle prese con altri problemi, non ce l’ha fatta a redigere questo libretto di istruzioni. Il Governo Renzi, ora, ha a disposizione altri 5 mesi per emanare i decreti attuativi, senza ulteriori proroghe.
In poche parole, la legge sulla unioni civili è in vigore, ma i Comuni non sanno cosa fare perché non hanno disposizioni per applicarla. Ma anche senza decreto, alle coppie basterà il beneplacito del sindaco per la celebrazione. Ad esempio è pronto a celebrare le nuove nozze il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino: l’ufficio anagrafe già sta prendendo le prenotazioni.
A Viterbo M. e J. ( due uomini) hanno chiesto all’anagrafe di fare altrettanto, ma la risposta è stata negativa: questo matrimonio non si può fare. Intanto, i giuristi di Articolo 29, senza perdere tempo hanno pubblicato una semplice guida ad uso delle coppie e dei Comuni, con tanto di moduli. Tutto è nelle mani del sindaco, che certo non farà i salti di gioia per questo nuovo onere. Cosa deciderà per il Comune di Viterbo? Va ricordato, però, che il personale incaricato non può avvalersi della così detta “obiezione di coscienza”, poiché non è prevista dalla legge Cirinnà.
Emanuela Dei