Continua l’inesorabile e silenzioso processo di privatizzazione dell’acqua nel Viterbese e nella usuale e prevedibile distrazione estiva “Talete chiama e Acea prontamente risponde”. Acea è l’unica società che risponde al bando esplorativo e si propone come partner acquistando quote della società di gestione viterbese. Con l’ingresso di una società partecipata, dal Comune di Roma e da privati, il bene indispensabile per la vita di ognuno sarà ceduto a quegli interessi che mercificano i beni comuni di proprietà collettiva.
La manovra ambigua e con evidenti caratteri di illegittimità ha l’evidente obiettivo di arrestare definitivamente la possibile trasformazione della Talete in un “soggetto di diritto pubblico”, impedendo così la virtuosa gestione attraverso un consorzio di Comuni che garantirebbe partecipazione attiva delle comunità e controllo nei processi contabili e di gestione. Uno stratagemma che avviene silenziosamente e inesorabilmente e che determinerà maggiori costi per i cittadini e la definita sottrazione dell’acqua alle comunità.
Una efficace “resistenza normativa locale” costruita dentro le comunità e nelle istituzioni locali potrà arrestare la definitiva privatizzazione delle nostre acque ristabilendo quella volontà
popolare straordinariamente espressa con i 27 milioni di “sì” ai referendum del 2011. Affermare legalità e correttezza procedurale è ancora possibile se le diffuse e efficaci sensibilità, che sostengono il sano principio di “acqua pubblica” e lottano da anni per la tutela dei beni comuni, sapranno contaminare i luoghi decisionali rendendoli più vicini e coerenti alle volontà e ai bisogni dei cittadini.
Bengasi Battisti
Coordinamento nazionale enti locali per l’acqua pubblica