All’estero (così dicono sempre i capiscioni) si sono più o meno organizzati in questo modo: in virtù del fatto che la natalità cresce talmente tanto lenta che ormai siamo un continente per soli vecchi, diverse ditte di trasporti hanno venduto i propri autobus. Oh, tranquilli, il servizio è assicurato. Al posto dei pesanti e costosi bus si preferisce far circolare semplici automobili (o piccoli furgoni). Che a comperarli si spende bene. Che la manutenzione è decisamente economica. E se non bastasse le vetture vengono accese solamente “su chiamata”. La vecchina del paesello alza il telefono, prenota la corsa, ed aspetta sotto la pensilina in piazza la Punto di turno che arriva a caricarla. Funzionale, pratica, non esosa.
In Italia, con sincerità, una manovra di tale tipo è da considerarsi pura fantascienza. Figuriamoci poi a Viterbo, laddove il tempo non passa manco sugli orologi con pila appena sostituita.
Succede così che il trasporto pubblico urbano, catalogabile sotto il nome di Francigena, sovente attraversi le arterie di asfalto con zero (o pochi) passeggeri a bordo. O ancora, peggio, che a fronte del vuoto cosmico ci siano poi anche i pienoni. Tipo ad ora di pranzo. Quando tutti rincasano affamati e stipati stile sardine del Nord.
A fronte di tali disservizi succedono poi ulteriori incomprensioni. Date, purtroppo, sempre dalla calcificata abitudine di non voler progredire (basterebbe anche dialogare) in qualsivoglia modo.
È stata appena soppressa, scendendo nel pratico, la corsa delle 9 Viterbo-Fastello-Sant’Angelo-Roccalvecce. Destinazione finale, sempre il capoluogo. Una sorta di anello, teoricamente utile per lavoratori, curiosi, e chi più ne ha più ne metta.
In diversi, a circuito sottratto, si sono sentiti “traditi”. Abbandonati. Relegati ad un triste destino di “pago le tasse come uno del Sacrario, ma i servizi dove stanno?”.
E questa delle frazioni, tanto per metterci il carico, è un’altra cronica piaga. Già è difficile gestire la città, figuriamoci come si possa riuscire a pensare a chi vive a 20 chilometri. Quanto appena detto non giustifica nulla, ovvio. La precarietà di determinati centri è tristemente nota. Così come però è nota anche la cinghia ristretta delle casse comunali.
Per tornare alla corsa, invece, ecco come stanno le cose. “Ci siamo documentati – spiega Giancarlo Turchetti, Uil – e ci è stato detto che a settembre verrà ripristinata. Durante il periodo estivo il personale va in ferie, e si sforbicia qua e la. È prassi”.
Ok, ma la gente così è bloccata. “No – chiude Turchetti – perché innanzitutto Francigena ha tagliato un percorso dove normalmente non sale mai nessuno. Se venti persone chiedessero di rimetterla, per dire, si organizzerebbero subito. Secondo, poi, in quell’orario, il Cotral passa di lì e copre il buco”.