Come sempre la notizia ha avuto una eco incredibile, nei giorni in cui la cosa si poteva considerare come “fresca”. E tutti giù, a gridare allo scandalo. Poi però, altra prassi, il tempo di un caffè e la gente se ne è completamente dimenticata.
Ora. Non proprio la ggggente se ne è dimenticata. Perché alle radici difficilmente ci si scorda di qualcosa di importante. Ad andare oltre piuttosto sono state le istituzioni. Chi, in sostanza, dovrebbe amministrare, governare, fare in modo che ogni cosa fili liscia.
E veniamo al dunque. L’epicentro della catastrofe (così la si dipinge in loco) è Tuscania. O meglio, l’area è più ampia: da Tuscania e fino a Tarquinia. Pochi mesi addietro si è dibattuto su un papabile impianto eolico, in zona, di dimensioni colossali. Torri alte fino al cielo. Pale infinite. Rocche coperte da ombre ruotanti. Mancavano solo i raggi laser, le cavallette, e la carta vetrata al posto di quella igienica (citazione Parola di Giobbe).
Tanto, tantissimo rumore. Seguito dal nulla. Tanto rumore per nulla, ecco. Per rimanere in tema di citazioni scontate. Come stanno le cose oggi? In piena estate, che aria tira?
“E’ calato un silenzio preoccupante e inquietante sulla vicenda – apre così AssoTuscania, che già dal nome si capisce di cosa si occupa – Un progetto devastante per l’ambiente e per il paesaggio portato avanti da una fantomatica holding austriaca e sul quale forte è stata la mobilitazione delle forze sociali, ambientali, politiche ed economiche del territorio”.
Ok. Ma proviamo a scendere a fondo. “Vogliamo denunciare questa cappa di silenzio – si prosegue – dopo che anche a livello amministrativo importanti passi erano stati compiuti. Così la Conferenza dei servizi tenutasi in maggio a Viterbo che aveva sollevato dubbi molto forti sulla credibilità e sull’impatto del progetto, così la delibera quadro del Comune di Tuscania che ha escluso la fattibilità di questi impianti sulle parti più protette del suo territorio. Adesso tutto tace. Tutto tace in Regione, dove non emergono novità né fatti concreti che diano seguito alle opposizioni emerse. E tutto tace al Comune di Tarquinia, dove nonostante le promesse del sindaco Mazzola, non si parla più di una delibera, analoga a quella approvata all’unanimità a Tuscania, che impedirebbe anche in quel territorio tale scempio”.
Toc toc. C’è nessuno?