L’unica certezza è che il decentramento non ha funzionato. E non funziona tuttora. Tutti d’accordo, con accenti e motivazioni differenti, durante il consiglio comunale straordinario convocato su richiesta delle opposizioni appunto per discutere della situazione dei cosiddetti ex comuni: Bagnaia, Grotte S. Stefano, Roccalvecce e Sant’Angelo, San Martino al Cimino e le altre realtà meno popolose.
Tutto cominciò nel 2008 quando, con Prodi al governo, si decise di cancellare con un tratto di penna le circoscrizioni. Viterbo ne aveva 10: tante, decisamente troppe per una realtà di circa 60mila abitanti. Tanto per dire, Roma (3 milioni di abitanti) ha 20 municipi… Assurdo che il capoluogo della Tuscia potesse prevedere 10 realtà territoriali con una media quindi di appena 6mila residenti. Come che sia, la questione fu chiusa con una legge nazionale che permise un risparmio (si disse all’epoca) di circa 100 milioni di euro l’anno. È tanto? È poco? È opportuno? La discussione è apertissima, ma il problema non è questo quanto la necessità di dare voce concreta ai territori decentrati. Per cercare una soluzione, furono creati i consigli di frazione che a loro volta elessero i rispettivi presidenti. È cambiato qualcosa? Assolutamente no. Anzi “la situazione è peggiorata” scrive Loris Menichelli, presidente dell’area di Roccalvecce, in una nota inviata al sindaco esattamente un anno fa (15 luglio 2015). E sul fatto che le cose non hanno funzionato e non funzionano ancora il giudizio è unanime. Perché allora, viene da chiedersi? Innanzitutto, la mancanza di risorse; poi il fatto che non c’è un ufficio in comune che si occupi a tempo pieno anche delle piccole cose (taglio dell’erba, sistemare una buca…). Sostanzialmente non produttiva neppure la figura del consigliere delegato alle frazioni che spesso va a sovrapporsi senza poteri reali alle strutture amministrative o agli stessi assessori.
Come se ne esce, dunque? Le proposte sono diverse e tutte con un fondo di utilità, ma nessuna realmente decisiva per uscire dall’impasse attuale. “Anche 20 anni fa, il presidente della circoscrizione di Grotte S. Stefano – sottolinea Gianmaria Santucci (FondAzione) – aveva le stesse difficoltà odierne”. Con una proposta allegata: “Smontate la macchina amministrativa e rifate i settori, prevedendo un ufficio che si occupi esclusivamente delle frazioni”. In pratica il settore decentramento. Ma Santucci non ce la fa a resistere e lancia la stoccata: “Fate solo marchette e non vi preoccupate dei servizi. Non bisogna trasformare Grotte o Bagnaia in Beverly Hills: basta solo portare servizi adeguati”. Valutazioni simili arrivano anche dai banchi della maggioranza: Arduino Troili (leader indiscusso di Bagnaia) e Marco Volpi (esponente di area grottana) puntano il dito sul mancato funzionamento del decentramento. E con l’accusa esplicita (Volpi dixit) di strabismo alla giunta “che di fatto guarda solo al centro”.