Una comunità virtuale che regala oggetti di tutti i tipi: dai giocattoli agli elettrodomestici, dai vestiti agli arredi fino ai materiali di recupero. Gli appassionati del settore definiscono questa attività “regaciclare”, ed il luogo in cui prende origine è il social network per eccellenza: Facebook. Questo curioso verbo regaciclare, usato da molti come una qualsiasi altra parola della lingua italiana, nasce dall’unione fra regalare e riciclare. Questa ”dimensione” di Facebook è abitata da una comunità che conta oltre 10mila utenti e che cresce di giorno in giorno. Per avere un paragone con la realtà è come se una cittadina, grande quasi come Montefiascone, ogni giorno si ritrovasse alla piazza virtuale di Facebook per regalare o accaparrarsi (in modo del tutto gratuito) un oggetto.
Dal nome esaustivo di ”A me non serve più… chi lo vuole?” il gruppo Facebook impazza fra gli utenti, di tutte le età e da ogni paese della provincia. Per entrare nella community è molto semplice, si invia la richiesta di iscrizione e, una volta all’interno, è possibile consultare gli annunci pubblicati in bacheca, e prenotarsi per quelli a cui si è interessati. Tra i tanti che desiderano un determinato oggetto, il proprietario del bene sorteggia, o sceglie, un ”vincitore”. A quel punto i due si accordano sulle modalità di consegna e, per oggetti piccoli e poco ingombranti, è prevista anche la possibilità di un deposito gestito dagli organizzatori.
”Chi di noi non ha in casa oggetti ancora funzionali e funzionanti che non servono più ma non vogliamo buttare? – racconta Letizia Chiatti, amministratrice del gruppo – Magari a qualcun altro potrebbero servire, in un’ottica di riciclo responsabile”.
Ed in effetti tutti gli oggetti pubblicati nel gruppo trovano presto un nuovo padrone, per alcuni poi, come tv, computer, tablet e smartphone, si origina una vera e propria corsa al click più veloce. Una corsa che si disputa al ritmo di battute sulla tastiera, perchè in alcuni casi è il primo a prenotarsi ad acchiappare l’offerta.
”L’idea mi è venuta per la prima volta nell’aprile 2014 – aggiunge Letizia – ma, per una serie di problemi, non la realizzai subito. Poi nel dicembre dello stesso anno ho creato il gruppo pensando di riunire gli amici e qualcun altro. Sono sempre stata una fissata del riciclo e ho sempre avuto difficoltà nel gettare via oggetti ancora funzionali. Per cui mi sono detta ‘e se ciò che a me non serve più servisse a qualcun altro?’ E’ così che ho iniziato, per gioco”.
Un gioco che però è piaciuto fin da subito a moltissime persone, tanto che il gruppo ha iniziato a crescere a dismisura, ogni giorno tanti nuovi utenti chiedevano l’iscrizione ed iniziavano a partecipare.
”Ho inventato il termine regaciclo, che ormai è entrato nel linguaggio di chi regala e ricicla. Il gruppo inaspettatamente si è rivelato un successone e, nel giro di pochi giorni, già avevamo raggiunto più di mille iscritti. Dopo poco tempo – prosegue l’amministratrice – lo stesso gruppo è stato aperto a Trieste, Tarquinia e Orvieto. Ma di questi, attualmente, solo quello di Trieste funziona bene. Non come il nostro, ma comunque funziona”.
Gestire oltre 10mila utenti che pubblicano, commentano, condividono, non è cosa semplice. Ci sono infatti moltissime difficoltà nel gestire una mole di lavoro del genere. ”In un anno e mezzo sono state bannate oltre mille persone. Purtroppo molti hanno problemi a riconoscere e rispettare le più elementari regole di correttezza. La cosa divertente è che molti bannati hanno pensato bene di fare dei gruppi simili al nostro con l’intento di farci chiudere. Ad oggi ci sono tantissimi gruppi ma nessuno funziona. I primi mesi organizzavo degli incontri, i giovecicli, con lo scopo di incontrarci personalmente, conoscerci e scambiarci i regali. Ne abbiamo fatti nove, ma ci vuole già molto tempo per far funzionare bene il gruppo. Riuscire a fare tutto è impossibile”.
La community dei fan del regaciclo è sostenuta, oltre che dal lavoro dell’amministratrice anche dalle moderatrici. Ci sono poi alcuni utenti affezionati che controllano e segnalano le situazioni critiche.
Infine, tra i tanti oggetti curiosi che ogni giorno vengono regaciclati ce ne sono alcuni davvero bizzarri. ”Ho visto regaciclare cose che non avrei mai pensato potessero servire, tipo rotoli vuoti di carta igienica, un torchio e perfino una piscina. Mi piacerebbe – conclude l’amministratrice del gruppo – esportare il modello in tante città, mi rendo conto che non è facile, ma non demordo”.