Torna l’estate. Anzi, è tornata. Nei ghiaccioli, nelle pezze sotto le ascelle, nelle bestemmie ai semafori infiammati, nelle partenze e nei ritorni intelligenti, nei bar chiusi a Viterbo che per prenderti un caffè devi avere 12 litri di riserva idrica e le scarpe da trekking, nei pisolini pomeridiani, nelle piscine stile simmenthal.
Durerà poco, tranquilli. Il tempo di fare la fila per la pizzetta pomeridiana a Cspodimonte e toccherà di nuovo mettersi il maglioncino (dio lo benedica). Nel mentre, comunque, i consigli sono quelli di sempre. Restate a case nelle ore calde. Bevete molto e possibilmente acqua. Non abbandonate gli animali (e chi lo fa è un tulliodepiscopo). Non abbandonate gli anziani negli ospizi.
Che uno dice: perché c’è chi lascia il nonno nell’ospizio e non lo va più a prendere?. “Oh, me so’ scordato un attimo papà in clinica…So’ passati tre anni”. No. Cioè, pure. Qui il problema in realtà è un altro. E a lanciare il grido di allarme non siamo noi poveri incompetenti (che non ci starebbe a sentire manco il gatto). La bomba
piuttosto la sgancia l’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). E dice così: “Attenzione ai ricoveri negli ospizi e nelle case di riposo, lì non c’è assistenza sanitaria adeguata”, spiega la dottoressa Jessica Veronica Faroni, presidente nel Lazio. Prendendosela subito e per sicurezza con la Regione Lazio: “Troppo lenta nell’ufficializzare accordi predeterminati, risalenti a marzo scorso, che riguardano le Rsa”.
Diventiamo seri e veniamo alle spiegazioni. “Le case di riposo hanno costi più accettabili e spesso le famiglie non hanno altra scelta – continua la presidente – Ma i rischi sono alti per quegli anziani che invece dovrebbero avere assistenza sanitaria, quindi cure reali e non solo avere il pranzo, la cena ed essere lavati”.
Ecco quindi la sintesi. Non tutti possono o vogliono portarsi dietro i cari. E chi conosce la situazione sa bene di cosa si sta parlando. Senza giudizi e senza sentenze. Occhio però, perché un conto sono le Rsa, un conto le altre “case di riposo”. E non è “meglio questo, peggio quello”. È piuttosto “servizi diversi per esigenze diverse”.
Avanti. “Se la Regione avesse reso operativi gli accordi che risalgono a marzo – sempre lei – che prevedevano il pagamento di una retta più bassa, i ricoveri per i malati con varie patologie croniche nelle strutture sanitarie opportune sarebbero stati possibili. Anche questa estate invece molti finiranno in fila nei pronto soccorso degli ospedali e negli ospizi a peggiorare la loro salute. Nel nostro Paese non si può parlare sempre e solo di economia. Bisogna porre attenzione al sociale, cercando soluzioni che siano in grado di supportare il cittadino in difficoltà”.