Questa è una storia della quale più si parla e meno si capisce. Già, proprio così. Perché raccapezzarsi fra crediti (presunti) e debiti (altrettanto), fra lavori da eseguire ma mai realmente commissionati, amministrazioni comunali spesso poco attente a ciò che andavano ad approvare e consigli di amministrazione che si susseguivano nel tempo e spesso cancellavano ciò che avevano fatto i predecessori, alla fine si resta attoniti e si arriva alla amara (e incomprensibile) conclusione che l’unica logica è che non c’è logica. A questo punto, il lettore può tranquillamente pensare che il caldo estivo sta giocando brutti scherzi a più di qualcuno. Non è così e quindi si proverà a dimostrare che non c’è necessità di chiamare il servizio psichiatrico.
Si parla di Talete e di Comune di Viterbo. Esattamente di quei 908mila euro che la società di gestione idrica ha inserito tra gli attivi e che l’amministrazione di Palazzo dei Priori non ha alcuna voglia di sganciare, tanto da astenersi in sede di approvazione di bilancio. Un “ni” motivato dal fatto che è in atto un contenzioso giudiziario e che quindi un’eventuale approvazione avrebbe significato azzerare il giudizio. Viene da chiedersi se non sarebbe stato il caso di dire un chiaro e secco “no”, ma questo è un altro discorso…
La prima considerazione da fare è che quel pacchetto di euri non sono cash, ma in realtà rappresentano una somma che la municipalità viterbese versa in cambio di lavori da eseguire da parte di Talete. Per capire come si è arrivati a siffatta cifra, bisogna andare indietro di una decina d’anni, esattamente al triennio 2006-2007-2088 (imperante in Sala d’Ercole “roi” Giancarlo Gabbianelli) quando il Comune decide di affidare alla società idrica l’esecuzione di una serie di opere per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro (più di un milione per ogni anno). Talete vorrebbe mettere le mani su quel gruzzoletto, ha le competenze tecniche, i mezzi e la manodopera, ma non può perché non è in possesso della cosiddetta certificazione Soa, cioè lo strumento che permette di lavorare per conto delle pubbliche amministrazioni. Dunque, non se ne fa nulla. Ma dalle parti di via Maresciallo Romiti non ci stanno e allora riescono ad acquisire quella licenza. Come? Comprandola dalla Robur, cioè una società totalmente partecipata dal Comune, e pagandola 70mila euro: sembra che quella somma non sia mai stata versata. Ma anche questo è un altro discorso…
Nel frattempo, il tempo è passato e le cose sono cambiate: stavolta Talete vuole e può (anche se nel frattempo per una serie di ragioni non più i mezzi per eseguire in proprio le opere), ma il Comune non ha più la disponibilità per investire somme così importanti in infrastrutture acquedottistiche che pure sarebbero utili. Non ci sono soldi e dunque bisogna arrangiarsi con quel che c’è. Qualcosa, tra quelle più urgenti, comunque si fa, tanto che quella somma iniziale di oltre 3 cucuzzoni scende a circa 2,5. Esattamente quello che viene chiesto a Palazzo dei Priori con un’ingiunzione di pagamento. La cosa evidentemente non piace e innesca una serie di reazioni a catena che portano alla sostanziale sfiducia nei confronti del precedente cda che infatti si dimette, dando inizio all’attuale gestione.
Come poi si sia arrivati a quegli ormai famosissimi 908mila euro non è dato sapere. Ciò che si può affermare con certezza è che non si tratta di una cifra concretamente disponibile: cioè, se domani il Comune di Viterbo firmasse un assegno a favore di Talete, quest’ultima dovrebbe far partire subito un appalto per esguire quei lavori. Quindi, praticamente in cassa rimarrebbe poca roba. Ma c’è un altro aspetto sul quale vale la pena soffermarsi: per quadrare i conti, le varie perdite (soprattutto per la querelle con Viterbo, ma anche con quella di Civita Castellana) sono state spalmate sulle bollette di tutte le utenze. E qualcuno dovrebbe avere la cortesia di spiegare perché un cittadino di Acquapendente o di Capranica deve pagare per i buffi di un viterbese o di un civitonico. Magari se ne potrebbe occupare con un po’ di attenzione una qualche associazione di consumatori. Ma questo è un altro discorso ancora… Epoi, il bilancio 2015 in qualche modo è stato sistemato, ma quello dell’anno precedente? Boh… Si era chiuso con una perdita di 26mila euro che in base ai precedenti discorsi sono diventati 934mila (cioè 26 + 908).
Infine, nell’ordine del giorno del consiglio comunale di oggi, è inserito un punto all’ordine del giorno che recita glacialmente: “Trasformazione del Siit da spa in srl”. E uno dice: e che c’entra? C’entra, perché non si tratta di un mero fatto formale perché questo Siit ha in cassa un significativo gruzzoletto di oltre 2,5 milioni di euro e siccome il Comune di Viterbo è il principale azionista, il cambiamento di ragione sociale significherebbe far incassare a Palazzo dei Priori una bella sommetta. Una plusvalenza (come si usa dire in gergo calcistico) che non ci sarebbe se il Siit passasse tout court sotto le ali di Talete. Scusate, ma anche questo è un altro discorso ancora…