La Cgil si mobiliterà se i piccoli uffici postali chiuderanno, come è rischioso che avvenga a seguito della politica di privatizzazione di Poste avviata dal Governo Renzi. “Siamo molto preoccupati perché in gioco, se venissero confermate le previsioni, ci sono migliaia di posti di lavoro ma anche un presidio indispensabile per milioni di pensionati italiani”.
L’attuale politica governativa rischia di portare il servizio postale fuori dal controllo pubblico, non garantendo più neanche il capillare servizio universale sinora svolto in tutti i comuni. A seguito del decreto ministeriale del gennaio 2014 lo Stato a ottobre ha collocato sul mercato una prima tranche di azioni di Poste Italiane. Quel decreto prevedeva il mantenimento in capo al Mef, il ministero dell’Economia e delle finanze, di almeno il 60% delle azioni. Nel mese scorso un nuovo decreto ha invece stabilito di procedere alla vendita di una ulteriore tranche di azioni; contestualmente il governo ha deciso il conferimento della rimanente tranche di azioni (pari al 35%) alla Cassa Depositi e Prestiti.
Nei prossimi giorni potrebbero quindi esserci disagi negli uffici postali, legati alla mobilitazione che partirà allo scopo di garantire tutti i servizi sinora svolti dagli uffici postali e anzi migliorarli dove possibile, soprattutto assicurando la presenza delle poste in tutti i piccoli comuni e nelle zone disagiate. Tra le molteplici ragioni che ci inducono alla protesta c’è la necessità che un gruppo come Poste Italiane S.p.A., in utile di bilancio da molti anni, debba avere una direzione pubblica in considerazione della missione sociale che, da sempre, svolge. Ci riferiamo al servizio universale svolto da Poste e alla presenza capillare degli uffici postali sul territorio, spesso ultimo “presidio” dello Stato in zone disagiate per le proprie caratteristiche geografiche.
La totale privatizzazione di Poste, qualora avvenisse, comporterebbe un arretramento dei presidi territoriali e un graduale disinteresse per lo svolgimento del servizio universale, a tutto discapito delle fasce di popolazione più disagiate per locazione territoriale ed anche per fascia di età. Noi riteniamo che Poste dovrebbe e potrebbe invece essere sempre più una interfaccia con i cittadini, possibile soluzione al tema del digital divide che penalizza soprattutto i pensionati.
Miranda Perinelli
Segretaria generale dello Spi Cgil