“Voglio ritornare alla campagna, voglio zappar la terra e fare legna, ma vivo qui in città che fredda ‘sta tribù, non si può più comunicare, qui non si può respirare, il cielo non è più blu e non mi diverto più”. Era l’anno 1995 e Toto Cotugno si lanciava al Festival di Sanremo di quell’anno con il pezzo ”Voglio tornare a vivere in campagna”. Brano che non andò poi benissimo visto che arrivò al posto numero 17. Ma chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato, venti anni dopo, così potente e profetico? Giacobbo dovrebbe dedicare una puntata di Voyager a Toto Cotugno, altro che a Nostradamus.
Secondo uno studio condotto dalla Coldiretti, sui dati Istat del primo trimestre 2016, i giovani italiani under 35 hanno scelto di tornare al settore primario dell’agricoltura. Contadini, allevatori, pescatori e addirittura pastori: tutti quei lavori, che fino a venti anni fa erano in declino e bistrattati, come se appartenenti ad un mondo antico e bucolico fatto di sudore e miseria, ora invece sono tornati prepotentemente alla ribalta, complice la crisi del lavoro e una nuova mentalità, da ritorno alle origini, che porta molti giovani a non guardare alla città come un posto pieno di opportunità ma un luogo da cui fuggire. Ed ecco allora i numeri che parlano da soli: 15% in più di lavoratori dipendenti rispetto al 2015 e una crescita del 9% per quelli che hanno deciso di mettersi in proprio.
”Si stima che nel settore durante l’estate – dice la Coldiretti – siano occupati nei campi 150mila giovani di età inferiore ai 35 anni sia nelle attività tradizionali di raccolta sia in quelle innovative che vanno dall’animatore negli agriturismi alla manutenzione del verde, dall’addetto alla vendita diretta di prodotti nei mercatini alla cura degli animali fino agli addetti ai campi estivi per i bambini. Tra chi invece fa dell’agricoltura una scelta di vita la vera novità sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna. Sono gli agricoltori di seconda generazione”.
Proprio tra quest’ultimi, la metà possiede una laurea e il 57% ha investito nelle nuove tecnologie, ma si può e si deve fare di più. Solo il 61% delle aziende agricole utilizza internet per sviluppare il proprio business: questo significa che 2 aziende su 5 sono tagliate fuori dalle potenzialità della rete e questo, nel 2016, si traduce in minore visibilità, minori guadagni e perdita di competitività sul mercato.
Per dare una mano alle aziende ecco allora che il Ministero del lavoro, insieme a Google, il gigante della Silicon Valley, e alla Coldiretti ha creato la figura dell’agriweb advisor. Tramite il progetto Crescere in Digitale, sono stati formati 100 under 30 inoccupati, uno per ogni Coldiretti provinciale dove lavoreranno, trasformandoli in ”digitalizzatori”, cioè in esperti di marketing digitale e e-commerce, pronti ad aiutare le imprese ad entrare nel vasto mondo della rete con tutte le meraviglie che si possono trovare lì dentro. Un’opportunità per i ragazzi, che avranno la possibilità durante i 6 mesi di tirocinio retribuito di mettere in mostra le qualità e le professionalità acquiste davanti alle aziende che aiuteranno, con possibilità poi di essere assunti , e per le aziende stesse che potranno aprirsi ad un mondo dove il 22% percento dei consumatori ha dichiarato di aver acquistato prodotti agroalimentari su internet e il 31% si è detto disposto a farlo nel prossimo futuro.