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2016, odissea al pronto soccorso

La denuncia di una lettrice: ''Ore di attesa per un dito nella portiera''

L'ospedale di Belcolle

L’ospedale di Belcolle

”Un giorno di ordinaria follia al pronto soccorso di Belcolle”. Lo sfogo è quello di una lettrice, che affida a ViterboNews24 il racconto di quanto accaduto a sua madre, feritasi ad una mano nella portiera dell’auto e riuscita ad ottenere le cure adeguate solo dopo quasi 24 ore.

Il fatto è accaduto martedì scorso. ”Alle 17,15 mia madre, persona di 75 anni claudicante, si ferisce ad un dito, rimasto incastrato nella portiera della sua auto – afferma la signora -. Alle 18 si reca, accompagnata da noi familiari, al pronto soccorso e resta lì in attesa del riscontro da parte del personale sanitario fino alle 21, quando finalmente, dopo tre ore, le viene effettuata una lastra”. Ma l’attesa non finisce qui.

”All’1.15 di notte mia madre viene dimessa con la diagnosi della frattura di una falange – continua – per cui si rendeva necessaria una sutura”. Sutura che però alla malcapitata paziente non sembra essere stata effettuata, nonostante la lunghissima attesa al pronto soccorso. ”Praticamente non le hanno fatto nulla – accusa la figlia della signora col dito rotto e sanguinante -, a parte una specie di bendaggio che copriva l’intera mano e l’avambraccio, nonostante la frattura interessasse solo il dito. Le hanno detto che per la sutura sarebbe dovuta tornare il giorno dopo (mercoledì scorso, ndr) alle 9 al reparto di chirurgia della mano. Praticamente sette ore di attesa e nulla è stato fatto per alleviarle la sofferenza. Eppure, mentre era lì, non ci sembra siano arrivate né emergenze né codici rossi. Se alla fine fosse stata curata, l’attesa sarebbe stata certamente giustificata, ma così… che senso ha tenere una persona dolorante e sanguinante al pronto soccorso fino all’una di notte se tanto poi la mandi a farsi curare in un altro reparto il giorno dopo?”.

Danno e beffa, si sa, spesso e volentieri procedono a braccetto, e purtroppo l’odissea della paziente ferita non è terminata con la disavventura al pronto soccorso. ”Alle 9 di mattina del giorno dopo mia madre, ancora addolorata e con la mano sanguinante, si reca al reparto di chirurgia della mano – racconta ancora la figlia della signora ferita – e scopre, con estremo disappunto, che quel giorno l’ambulatorio è chiuso e non eroga prestazioni. Al limite della sopportazione, chiede cosa deve fare e la indirizzano al reparto di ortopedia, dove finalmente viene curata e medicata, devo dire con attenzione e professionalità. Almeno qui c’è stato finalmente, dopo 16 ore, il lieto fine”.

Un piccolo intervento e qualche punto di sutura chiudono l’antipatico incidente. Ma non le polemiche. ”Io mi chiedo – aggiunge ancora la figlia -, queste cose accadono per carenza di organico? Per incapacità gestionale? Per menefreghismo verso i pazienti? Le domande potrebbero non avere fine. Resta, come sempre, l’amarezza di una struttura sanitaria percepita come inefficace, alla quale ormai noi viterbesi guardiamo con timore, spaventati dal solo pensiero di dovervi ricorrere”.belcolle pronto soccorso

Le parole della lettrice di ViterboNews24 purtroppo, in un contesto sanitario di liste d’attesa lunghissime per banali esami diagnostici e di episodi simili che si verificano troppo spesso, sono un ritornello ricorrente. Sicuramente le condizioni limite in cui sono costretti a lavorare gli operatori del pronto soccorso di Belcolle non aiutano a migliorare la situazione, e la speranza è che qualcosa possa migliorare prossimamente con l’arrivo del nuovo personale, seppur a tempo determinato, annunciato dalla Asl.

”Non mi interessa puntare il dito e fare polemica – conclude la segnalazione della nostra lettrice -, mi spiace solo constatare ancora una vota che a Viterbo, la mia città, tante, troppe, cose non funzionano. La soluzioni? Le dovrebbero trovare coloro deputati a farlo e che, peraltro, vengono ben pagati per questo”.

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