Chi scriverà la storia della finanza locale di questi ultimi anni, dovrà spiegare come sono potute avvenire tante forzature e tante incostituzionalità a danno dei Comuni. Perché di questo si tratta. Per fortuna le garanzie costituzionali ancora reggono (il pensiero va ai rischi che correremo ad ottobre) e sia la Corte Costituzionale, sia il Consiglio di Stato stanno facendo il loro dovere, che in questo caso è di chiarezza e di verità.
La prima Corte ha dichiarato illegittima (sentenza 129/2016) la manovra del governo Monti del 2013 che ha tagliato ai comuni 2,25 miliardi di euro, per le modalità della distribuzione dei tagli, non più lineari ma sui consumi intermedi, che praticati senza il coinvolgimento e l’accordo degli enti locali, hanno finito per riguardare non solo sprechi o spese superflue, ma anche servizi essenziali, provocando effetti definiti dalla Corte stessa “irragionevoli”. Il Consiglio di Stato ha anch’esso dichiarato illegittimi i tagli ai trasferimenti comunali, compensativi della differenza in più ai Comuni determinata dal passaggio dall’ICI all’IMU.
Con tale manovra lo stato non ha fatto i conti con i dati in suo possesso su quanto in più derivasse ai comuni dalla nuova imposta, ma ha sovrastimato il gettito IMU 2012 ed ha tagliato tale sovrastima ai trasferimenti dovuti ai Comuni: ad essi con l’ICI andava 100 e con l’IMU andrà 150? Intanto taglio 50, poi si vedrà. Tutto ciò alla faccia dell’autonomia impositiva dei Comuni sancita dall’art. 5 della Costituzione.
Il Consiglio di Stato ha stimato intorno ai 500 milioni di euro la somma che lo Stato dovrà restituire ai Comuni ed i tecnici sono al lavoro per stabilire la cifra precisa, anche perché la legge di stabilità per il 2016 non ne ha affatto tenuto conto. Ma, intanto, chi pagherà per i danni che le comunità locali hanno subito in termini di mancati servizi ed investimenti?
Ma non sono questi casi isolati. La famigerata IMU agricola, stavolta con l’attuale governo, ha seguito la stessa traccia: lo Stato sovrastima ad occhio che entrerà ai Comuni una cifra da una nuova imposta e senza alcuna verifica la taglia dai trasferimenti dovuti ai Comuni. Così anche il taglio dell’IMU, presentato come una benedetta diminuzione della pressione fiscale, appartiene alla serie delle illegittimità costituzionali ex art.5 della Costituzione, perché limita ancora di più l’autonomia impositiva dei Comuni, li rende ancor più rigidamente dipendenti dalla finanza statale e dalla sua buona salute, verticalizza e centralizza il governo della cosa pubblica.
Dopo vent’anni di chiacchiere sul federalismo fiscale, non c’è mal.
Francesco Chiucchiurlotto
Consigliere nazionale ANCI