Ventiquattro ore dopo, come preannunciato, siamo di nuovo qua. Non per vedere l’effetto che fa (come diceva quello), ma per (ri)parlare del bando sul turismo lungo la Via Francigena della Camera di commercio viterbese. L’articolo di ieri ha suscitato un discreto dibattito, in molti ci hanno contattati; era pertanto doveroso mettere i puntini sulle “i”. Da una parte e dall’altra, logico. Noi, specifichiamolo, restiamo e resteremo sempre nel mezzo, neutrali come la Svizzera. Ma invece di mangiare cioccolata e cacio, prendiamo e continueremo a prendere all’infinito gaudiose mazzate da ogni fronte.
Comunque. Prima ascoltiamo le parole del segretario della CamCom, Francesco Monzillo. Poi (nell’articolo sotto questo, entrando su Viterbopost) seguirà la lettera che abbiamo ritenuto più doverosa di essere pubblicata, quella di Aegae.
Andiamo per ordine. “Non vedo nulla di strano sul bando – attacca Monzillo – su un bando, tra l’altro, che parte da molto lontano. Siamo stati corretti fino al midollo, come poi è nostra consuetudine operare”.
Perfetto. Scendiamo nello specifico. “Cercherò di toccare vari punti – ancora lui – partendo dal fatto che il Cai (Centro alpino italiano, ndr) è sì formato da volontari, ma non è un’associazione qualsiasi, stiamo parlando di un enorme ente pubblico non governativo. Una garanzia assoluta, in sostanza. Convenzionata con numerosi altri enti pubblici dell’intero Stivale. E che conosce alla perfezione la Francigena. Tanto per rendere l’idea, il Cai è tra i promotori della European marathon di domenica, un evento da 2300 persone”.
Ok. Nella lettera Aigae che segue si sollevano ulteriori dubbi. Sempre il segretario fornisce ulteriori ragguagli: “Non abbiamo mai cifre esorbitanti a disposizione – chiude Monzillo – Pensare a volontari può voler dire cercare di risparmiare, dando comunque un ottimo servizio. Non entro nemmeno nel merito della questione assicurativa, ovvio che il Cai sia coperto, magari lo fossero tutti come loro. Una cosa però va detta. In questo progetto siamo partiti, come Camera, pensando di fare tutto da soli. Non saremmo arrivati a nessun risultato se non ci fossimo affidati proprio al Cai. La loro professionalità è risultata indispensabile in ottica di supporto tecnico. È stato quindi fisiologico che poi, proponendo i pacchetti ai tour-operator, abbiamo specificato che il Cai stava dentro”.
La linea della Camera è perciò la seguente: siamo tranquilli, perché abbiamo lavorato con trasparenza, e ci siamo affidati a persone competenti. Ora tocca all’altra parte…