C’è grosso movimento, intorno a Vulci. E grazie a dio. Pochi giorni fa si è parlato del ponte del diavolo (dell’Abbadia, dell’arcobaleno, ognuno lo chiama come meglio credo). Finalmente ristrutturato, e perciò di nuovo transitabile. Prima ancora s’era dibattuto di fantasmi, ma questa ce la possiamo risparmiare con serenità. E rieccoci oggi, di nuovo sul pezzo.
È appena partita infatti, proprio a Vulci (logico), una campagna di scavo di dentro al parco naturalistico e archeologico. Una cosetta a tempo determinato (a metà luglio si sbaracca), ma non per questo di scarsa importanza.
E per comprendere la portata del fenomeno basta dire che il pacchetto è confezionato da Maurizio Forte. professore di Studi classici e Arte, Storia dell’arte e Visual studies alla Duke university. E cioè una delle università più famose e più prestigiose degli Stati Uniti. A lui il compito di riportare in vita qualcosa dell’antica città etrusco-romana. Col supporto logistico del comune di Montalto di Castro, della fondazione Vulci, e della Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale.
“Il gruppo di lavoro sta minuziosamente scavando nella zona antistante il ‘Tempio grande’ – spiegano i diretti interessati – a pochi passi dal criptoportico, un’area mai depredata prima, perciò un elemento di indagine straordinaria”.
Bene. Gli scavi vengono eseguiti con precisione millimetrica dopo uno studio minuzioso effettuato tramite georadar e riprese aeree. Quattro colpi di piccozza e già sta emergendo un grosso edificio quadrangolare più altre strutture correlate.
“L’elemento di maggiore novità – stavolta parla Maurizio Forte – è che gli scavi pregressi si sono concentrati prevalentemente nelle necropoli, mentre la città non è stata indagata recentemente e questo chiaramente apre uno scenario nuovo per tutti”.
A scavo concluso, invece, gli archeologi continueranno negli Stati Uniti lo studio dei dati e la programmazione di una nuova campagna.
La bomba assoluta però è un’altra. In un’epoca di vacche magre come questa l’attività è a costo zero, in quanto la Duke ha ottenuto un importante riconoscimento anche dalla rivista National geographic.
“Ringrazio il professor Forte per aver continuato a credere nelle potenzialità di Vulci – chiude il sindaco di casa, Sergio Caci – Avere chi scava l’area, senza pesare sulle casse comunali, è la scelta vincente per garantire agli studenti di fare pratica e a noi di riportare alla luce gli antichi splendori della città Vulcente”.