Per comprendere cosa successe a Soriano nel Cimino durante gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, gli elaborati della Biblioteca sono una fonte notevole di notizie che fanno ben comprendere con cruda realtà cosa succedeva ed il tipo di vita che conduceva la popolazione durante quei tragici periodi. La Ferrovia Roma Nord, forse non molti lo sanno, salvò gli abitanti di Roma dalla fame. Interrotta la linea che dalla Capitale ancora oggi raggiunge Orte, il collegamento Roma – Civita Castellana – Viterbo, era rimasto uno dei pochi mezzi di comunicazione tra la Capitale ed i paesi della Tuscia: “Divenne – si legge nei documenti – un vero e proprio mezzo di smistamento del mercato alimentare clandestino”.
La linea ferroviaria della Roma Nord, nei pressi di Soriano, aveva ed ha una galleria che attraversa tutto il paese. Quando, nel periodo più critico della guerra, esattamente nel 1944, la ferrovia rimase interrotta per un breve periodo, questo ricovero naturale particolarmente sicuro, venne poco utilizzato dai suoi abitanti, che continuarono a servirsi durante gli allarmi, di piccoli e malsani ricoveri (una ventina circa), ubicati nella maggior parte nel centro del paese. Una curiosità concernente Soriano riguarda la stazione ferroviaria: in piena guerra, il 6 luglio del 1940, il comune decise di cambiare il nome di viale della Stazione con il nome Italo Balbo.
Si racconta anche che il 2 febbraio del 1944 un certo Nicola Chiodo, per sfamare la sua famiglia si era recato in località Sant’Angelo da alcuni pastori, costeggiando la ferrovia. Privo di documenti, fermato dai repubblichini, fu rilasciato, poiché aveva un lasciapassare con il quale dimostrava che lavorava per i tedeschi presso il campo d’aviazione di Viterbo. Il giorno dopo, lungo la ferrovia tra Soriano e Viterbo, alle 18 due persone che trasportavano latte di benzina, furono sorprese da un maresciallo tedesco, che intimò loro di seguirlo verso il comando di Villa Surrina. Senza armi i due lo assalirono e malmenarono per poi fuggire. In seguito i due furono identificati: si trattava di Angelo Centofanti di Nicola e Sesto Luniddi. Furono arrestati e confessarono tutto. Sempre nel 1944, la ferrovia Civita Castellana – Viterbo fu minata nei pressi di Fabrica di Roma, come raccontò il partigiano David Settimio. Il 18 febbraio 1944 il signor Emilio Capolazza denunciò che, ad opera di sconosciuti, era stato frantumato il vetro della porta di ingresso della stazione di Soriano nel Cimino e quello della distribuzione dei biglietti per un danno complessivo di 250 lire. Il capostazione non era riuscito ad individuare i responsabili, dato il notevole numero di viaggiatori che gremiva la sala d’aspetto.
Il territorio attraversato dalla ferrovia era spesso teatro di furiosi combattimenti aerei. Come riportano le cronache, il 13 marzo 1944 vi fu un duello tra aviazione americana e tedesca in località di Pian di Rosciano che si concluse con l’abbattimento di un velivolo pilotato dall’americano George A. Mudrich, sepolto poi nel locale cimitero. A marzo del 1944, viene raccontato che Ottaviano Ciuffi di Vignanello fuggì lungo i binari della ferrovia Roma Nord, perché ricercato per aver ospitato 3 tedeschi disertori.
Già l’8 aprile del 1944 si verificarono i primi cupi segni premonitori di quello che sarebbe successo il 5 giugno dello stesso anno a Soriano nel Cimino. Grossi apparecchi americani sganciarono nei pressi della Fornacchia bombe che provocarono notevoli danni alla ferrovia. Come viene precisato meglio da altri testimoni, aerei delle forze alleate avevano sganciato alcune bombe dirompenti di piccolo calibro (spezzoni) con l’obbiettivo di distruggere i ponti della Selva di Grosso e della Fornacchia. Le deflagrazioni furono così potenti da distruggere i vetri delle finestre delle case alla periferia di Soriano. Sempre nei pressi della ferrovia, con l’obiettivo di colpire le ville requisite dai tedeschi, sedi degli uffici di comando di presidio o fabbricati adibiti a caserma (quali Villa Valente, prato Cesarini, Villa Trua) cacciabombardieri alleati si lanciarono in picchiata sganciando ordigni, non sempre raggiungendo l’obiettivo. Si tentò anche distruggere un gruppo elettrogeno e relativa centralina telefonica in località Cacchiara, senza esito. Linee elettriche ed una villa nei pressi dei Cappuccini furono prese di mira dagli aerei alleati. Alcune case nei pressi di Santa Lucia erano abitate da persone che avevano lasciato i grossi centri abitati. In un casolare nei pressi della ferrovia a seguito di un bombardamento, una scheggia attraverso completamente una casa con gravi conseguenze anche alle suppellettili.
Altri episodi significativi raccontati da alcuni testimoni riguardano il duello aereo che si verificò alle 10 del mattino nei pressi di Santa Lucia, ove transitava (e transita tuttora) la ferrovia Roma Nord. Un aereo alleato inseguiva un velivolo tedesco sparando alcuni colpi di mitraglia. L’inseguito fu abbattuto ed il pilota tedesco riuscì a lanciarsi con il paracadute, raggiungendo il suolo sano e salvo, anche se aveva perso un orecchio ed un dito. Era d’uso per legge di guerra, non mitragliare il paracadutista. Testimoni accorsero sul luogo dell’incidente, oltre che per curiosare, anche impossessarsi della seta del paracadute che allora costituiva un patrimonio. Il pilota abbattuto e ferito fu curato e poté rientrare nel suo reparto di appartenenza.
Benché le sirene suonassero per segnalare il pericolo di aerei in avvicinamento, testimoni raccontano che buona parte della popolazione evitava di correre nei rifugi poiché riteneva che gli obbiettivi erano Terni, Orte e la sua ferrovia. Qualcuno parla anche di un treno carico di munizioni che saltò in aria, probabilmente si trattava della ferrovia dello Stato che transita per Orte.
L’evento più grave si verificò il 5 giugno 1944 a Soriano nel Cimino. Alle 19,20 fortezze volanti delle truppe alleate cominciarono il terribile bombardamento che fece circa 188 morti. I racconti dei testimoni sono tanti, si verificarono casi di bombe che giunte al suolo, non esplosero. Gente che spaventata dalle prime bombe, si rifugiò nella galleria ferroviaria, in considerazione anche del fatto che la linea in quei giorni risultava interrotta. Il giorno successivo, i sorianesi cominciarono a capire l’utilità di proteggersi dalle bombe, utilizzando la galleria della Ferrovia Roma Nord che era piena di gente che aveva preferito abbandonare i precari rifugi del paese. Un operaio, che come tanti lavorava nella ferrovia Roma Nord, stanco dei continui allarmi e ritenendoli inutili, rimase in casa. Durante il bombardamento di quel giorno fu colpito al ventre da una pietra: morì dopo un’agonia terribile durata tre giorni. La maggior parte degli abitanti riteneva che bersaglio principale degli alleati fossero i nodi ferroviari di Orte e Terni, cioè gli obiettivi militari.
Soriano nel Cimino, protetto da un lato dalla montagna, con un distaccamento militare non importante, non era ritenuto dai suoi abitanti di interesse strategico. I tedeschi in fuga per evitare di essere colpiti dall’aviazione, abbandonarono le strade statali, percorrendo strade secondarie. Ciò attirò l’attenzione degli alleati, che per tagliare la ritirata al nemico, cominciarono a colpirlo sulle vie secondarie.
Quel 5 giugno, i bombardieri alleati erano più numerosi del solito, non seguivano la solita rotta sud – nord, ma varie direzioni. Gruppi di bombe caddero prima su Canepina, poi i bimotori americani, con due timoni sulla coda, cominciarono a colpire Soriano. Alcuni si erano rifugiati in un casolare ubicato nei pressi della Selva, vicino alla ferrovia Roma Nord. Di notte i binari erano percorsi da una miriade di soldati tedeschi che a piedi si dirigevano verso nord. Questa continua presenza di truppe in ritirata rese il soggiorno dei rifugiati, un autentico incubo. Ma si raccontano anche episodi ricchi di umanità che la guerra spesso fa dimenticare: vicino alla ferrovia due tedeschi domandarono ad un paesano se aveva dei viveri; alla riposta negativa, i soldati gli domandarono se aveva figli; questa volta la risposta fu positiva e così gli regalarono alcuni oggetti. Soriano era priva di ogni collegamento con l’esterno: ferrovia, posta, telegrafo, radio non funzionavano, mancava l’energia elettrica. La ferrovia costituiva una via comunicazione privilegiata, veniva percorsa in continuazione a piedi, poiché le strade erano ritenute insicure.
L’8 giugno 1944, quando la ritirata tedesca era in atto, nei pressi di Vallerano vicino alla ferrovia, nella notte si verificò un accanito duello di artiglierie. Nei pressi d Sant’Eutizio, poi, furono salvati dalla popolazione due avieri americani che si erano paracadutati dopo un duello aereo. Quel giorno ripresero a funzionare le stazioni di Soriano nel Cimino, Vitorchiano e Bagnaia. Tra i tanti aneddoti, si racconta che, durante la guerra, il materiale di propaganda e i giornali politici venivano trasportati a mezzo di valigie tramite la Roma Nord, a Soriano nel Cimino e a Viterbo. I repubblichini avevano istituito posti di blocco nelle varie stazioni per reprimere il mercato nero, effettuando continue perquisizioni.
Gianfranco Lelmi
Fonti:
PER NON DIMENTICARE 5 giugno 1944 – 5 giugno 1994
SORIANO NEL CIMINO: FASCISMO, ANTIFASCISMO, RESISTENZA aprile 1995
PER NON DIMENTICARE 5 giugno 1944 – 5 giugno 2004
Si ringrazia la Biblioteca Comunale di Soriano nel Cimino ed in particolare la responsabile, professoressa Gabriella Evangelistella