“Oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale hanno pagato l’acconto Imu/Tasi. Il 76% di loro è composto da lavoratori dipendenti e pensionati”. Lo dichiara Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo, in base ai dati emersi dal Rapporto Uil elaborato dal Servizio Politiche Territoriali del sindacato. “Dopo l’abolizione della Tasi sull’abitazione principale – prosegue Turchetti – quest’anno l’acconto è di 10,1 miliardi di euro (20,2 miliardi di euro in totale). Il costo medio dell’Imu/Tasi su una seconda casa è di 1.070 euro (535 euro da versare con l’acconto), con punte di oltre 2 mila euro nelle grandi città. Se si prendono in considerazione i costi dell’Imu/Tasi sulle prime case, cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), il costo medio è di 2.610 euro (1.305 euro l’acconto di giugno), con punte di oltre 6mila euro. Anche se sull’abitazione principale non si pagano più le imposte, per 3,5 milioni di proprietari non è proprio così. Si tratta di coloro che possiedono una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie) per la quale l’Imu/Tasi va versata con l’aliquota che spesso è quella delle seconde case, con costi medi di 55 euro, con punte di 110 euro”.
La media dell’aliquota applicata per le seconde case ammonta al 10,53 per mille, e in molti Comuni (480 municipi di cui 20 città capoluogo) viene confermata “l’addizionale Tasi” (fino ad un massimo dello 0,8 per mille), introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali. Il 41% (14,5 milioni di persone) del totale dei contribuenti con redditi da lavoro dipendente e pensione (39,5 milioni di persone) possiede un immobile diverso dall’abitazione principale. E non si tratta di persone propriamente benestanti dal momento che il 68% di essi (9,8 milioni di persone) dichiara un reddito al di sotto dei 26mila euro. Con l’abolizione della Tasi sulle prime case, i quasi 20 milioni di proprietari (19.728.834), quest’anno risparmieranno mediamente 191 euro, che salgono a 203 euro se l’immobile è ubicato nelle città capoluogo di provincia. Secondo i risultati del rapporto, il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi, di cui 1.032 euro con l’acconto. A Milano, invece, si pagano 2.040 euro medi (1.020 euro di acconto); a Bologna 2.038 euro (1.019 euro di acconto); a Genova 1.775 euro (888 euro di acconto); a Torino 1.745 euro (872 euro di acconto). Per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale, a Roma si pagano mediamente 110 euro (81 euro per una cantina o 139 euro per un box-posto auto); a Milano 99 euro (76 euro per una cantina, 122 euro garage o posto auto); a Bologna 96 euro (68 euro per una cantina, 123 euro per un garage); a Firenze 95 euro (67 euro per una cantina, 122 euro per un garage); a Napoli 95 euro (67 euro per una cantina, 123 euro per un garage).
Stante il blocco delle aliquote per l’anno in corso le aliquote non hanno subito rialzi, ma non hanno nemmeno subito ribassi, cosa questa possibile, ma non attuata da nessuna Città limitandosi a riconfermare le aliquote dello scorso anno. Venti città hanno confermato l’addizionale della Tasi sugli altri immobili, per cui in queste città le aliquote superano quella massima dell’Imu (10,6 per mille). In particolare Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Siena, Verona, Vicenza hanno scelto l’aliquota dell’11,4 per mille; Macerata l’11,3 per mille; Terni l’11,2 per mille; Lecce e Massa l’11 per mille; Agrigento il 10,9 per mille; Caltanissetta il 10,7 per mille. Altre 70 Città, sulle seconde case applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari. Il risparmio maggiore in valori assoluti si registra a Torino con 403 euro medi a famiglia; a Roma, invece, il risparmio sarà di 391 euro medi; a Siena 356 euro; a Firenze 346 euro; a Genova 345 euro; a Bologna 331 euro; a Foggia 326 euro; a Como 321 euro; ad Ancona e Napoli 318 euro; a Milano 300 euro. Mentre ad Asti il risparmio medio sarebbe di soli 19 euro medi. Cifra che sale a 46 euro ad Ascoli Piceno; 60 euro a Cesena; 64 euro a Treviso; 65 euro a Potenza; 82 euro a Cosenza; 88 euro a Nuoro; 93 euro ad Arezzo; 105 euro ad Aosta; 108 euro ad Oristano.
“La Uil da tempo – spiega il segretario confederale Guglielmo Loy – considera la questione fiscale, o meglio una riduzione delle imposte, una delle emergenze da affrontare per sostenere politiche di crescita e sviluppo. La rimessa in moto dei consumi -è una delle leve da utilizzare nel breve periodo per invertire una china che vede il Paese crescere troppo poco e molto lentamente. Quindi, è condivisibile un intervento che faccia risparmiare i contribuenti come è stato con il superamento della Tasi per la prima casa, ma è opinabile come questa scelta sia stata concretamente attuata. I contribuenti, infatti, non sono un’entità astratta ma sono persone, cittadini con le loro specificità, che vivono in condizioni sociali molto differenziate: ad esempio, i proprietari di immobili adibiti a prima abitazione non sono tutti uguali, così come non lo sono tutti coloro che hanno una seconda abitazione”. “Con questa elaborazione la Uil– conclude Loy – vuole mettere a disposizione un’analisi che tenga conto di queste condizioni affinché un domani (non lontano si spera) si aggiustino quelle incongruenze che caratterizzano l’attuale sistema di tassazione sugli immobili. Il tema, infatti, è come alleviare il peso per le persone meno abbienti e chiedere un contributo maggiore a chi ha più disponibilità, a partire da una seria revisione dei criteri che regolano i valori catastali, improntata a criteri di equità e propedeutica a una revisione generale del fisco locale. Nel contempo, va sempre più equilibrato il rapporto Stato/Enti Locali in tema di fiscalità dando, finalmente, certezze alle istituzioni e ai contribuenti”.