Hanno preso le parole “Synergic CirculaR Economy across European RegioNs”, e ne hanno tirato fuori una sigla creativa: “Screen”. Della serie, le lettere sono le mie e ci faccio quello che mi pare.
Bene. Sistemato il titolo si può procedere. Cosa sarebbe questo Screen? Un progetto che vede la Regione alla guida di un gruppo internazionale di soggetti istituzionali, con l’obiettivo di stimolare la diffusione dei principi dell’economia circolare.
Se non vi è venuta la febbre (a noi sì), cerchiamo di capire pure cos’è l’economia circolare. L’economia circolare “è un termine generico che si usa per definire un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo”, così giura Wikipedia.
Avanti. Il progetto ha vinto un bando come migliore proposta in materia, applicabile a più realtà europee. Aggiudicandosi una somma di circa 1.7 milioni di euro, che servirà per le varie fasi di studio e attuative.
Bene. Ma a questo punto sorge il dubbio: tutta questa storia con Viterbo cosa c’entra? Semplice. La Regione è affiancata dall’università della Tuscia, che mette a disposizione competenze e supporto tecnico scientifico. Le menti, in sostanza. Ossia le persone che dapprima eseguiranno analisi specifiche delle caratteristiche socio-economiche e industriali, identificando le aree di specializzazione e i trend economici in essere. Saranno poi sviluppate collaborazioni tra regioni europee applicando i principi della “Circular economy” e contribuendo a sviluppare un network di best-practices. Verranno inoltre poste in essere varie occasioni di confronto e realizzati incontri tra i partner.
Esaminando anche tutte le problematiche, legali o organizzative, che potrebbero impedire la realizzazione delle attività in sinergia.
E quando si parla di sinergia si intende Italia, Grecia, Francia, Germania, Polonia, Belgio, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Regno Unito e Finlandia.
“Occorre riconoscere l’indispensabile e decisivo ruolo della Regione Lazio – spiega entusiasta il rettore Unitus, Alessandro Ruggieri – è inoltre un successo di eccezionale valore scientifico che rende merito all’elevata qualità e alla riconosciuta specializzazione raggiunta dalla nostra università. L’unico ateneo coinvolto nel progetto a livello europeo”.