C’era quello che diceva sempre che siamo dei folli, perché andiamo in vacanza nei posti dove in realtà dovremmo vivere. E non aveva tutti i torti. Poiché campare in città è un vero inferno. D’altro canto, invece, sbarcare il lunario in campagna, in montagna, sui laghi, a ridosso dei mari, è un piacere infinito. E quelle cose cose ti fanno passare per buone, per servizi, per motivi validi al fine di scegliere una megalopoli, a vederli per il verso giusto, sono catalogabili appieno nella categoria “futilità”. La vita è ben altro. Decisamente.
La vita è anche nutrirsi con consapevolezza. Il corpo è la macchina più importante che l’uomo ha a disposizione. Dentro la quale, stranamente, per un motivo o per l’altro, mette cose che nemmeno conosce. Facile, però, trovare carne e verdure “giuste”, quando si vive nelle aree verdi, e si acquista direttamente da chi si conosce (il top resta il baratto, ma questo è un altro discorso). Difficilissimo, invece, quando l’unica porta che si ha a disposizione è quella della grande distribuzione. Il gelido supermercato.
Questo sabato a Roma sbarcheranno ottomila agricoltori del Lazio. Al PalaTiziano. E non per brindare al politicante di turno, ma piuttosto per difendere il loro (e il nostro) diritto di scelta consapevole. Di chiarezza dinnanzi ad un prodotto. Di civiltà.
“Il cibo italiano rischia di sparire dalle piazza dei grandi centri urbani”, spiega Coldiretti, che ha organizzato la giornata. E basta farsi un giro su internet per vedere che quasi tutti i marchi dello Stivale, nella gdo praticamente tutti, non sono più nazionali. Pongono la bandierina sopra il formaggio, la pizza, o quello che sia; che fa fico il Made in Italy, ma in realtà chissà da dove vengono e peggio ancora con cosa sono fatti.
Il direttore Frau ed il presidente Coldiretti Pacifici hanno spinto molti sull’evento. Dalla Tuscia partiranno addirittura un migliaio di rappresentanti. “Per difendere il valore della tipicità agroalimentare italiana – dicono a coppia – non è più soltanto una rivendicazione di categoria, ma anche una battaglia sociale combattuta per sancire il diritto dei cittadini di sapere tutto sugli alimenti che comprano, che portano in tavola, che danno da mangiare ai figli”.
E se vi è una tradizione da preservare, non mancherà anche un’area dedicata alle innovazioni: pozioni naturali, centrifughe che abbronzano, agriaperitivi afrodisiaci e ai cocktail contadini. Che non sono necessità (va rimarcato) ma applicazioni alternative del concetto di cui sopra.
Non manca infine lo slogan, logico: #iomangioitaliano. E buon appetito.