Qui la storia parte da lontano, parecchio lontano. Ma in poche battute arriva ai giorni nostri. Perciò preparatevi, che il salto spazio-temporale sarà breve ma intenso.
Dunque, correva l’anno 1960 (come dicono quelli seri), il 18 settembre per la precisione; ed un nubifragio di quelli violenti di brutto riportò alla luce una fetta di storia. Dei tratti di muro in blocchi di tufo, per esser precisi. Con incisi dei segni pertinenti alle strutture difensive della nuova Volsinii. Che uno dice: sarebbe? Semplice, Bolsena. Fondata sulla riva dell’omonimo lago, dopo la distruzione di Velzna. Sempre quello: ossia? Orvieto, come non capirlo. In fin dei conti stiamo parlando solo del 264 a.C., l’altro ieri praticamente.
Avanti. Il ritrovamento fu importante. Tant’è che l’area venne acquistata dal Demanio statale. Che, logico (ancora il tipo di prima pensa), la sviluppò forte. E invece no. Terra e vegetazione divennero i padroni incontrastati del pacchetto. Ergo: fu abbandonata.
Nella primavera appena conclusa, però, la Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale, coadiuvata dai Volontari del locale gruppo archeologico “Velzna”, ha avviato un sistematico intervento di ripulitura. Ed era ora, si direbbe. Anche perché l’intento (meglio tardi che mai) è doppio: “Accertare la specifica relazione dei tratti murari con il sistema difensivo della città già noto – spiegano i diretti interessati – e rendere fruibile ciò che rimane di un’importante struttura militare pertinente alla fase più antica dell’insediamento della nuova Volsinii”.
Un progetto della madonna, insomma (come direbbero a Cambridge). Che procede anche grazie al contributo di alcuni mecenati illuminati.
“I primi risultati ottenuti sono andati ben oltre le previsioni più ottimistiche – proseguono – I lavori hanno riportato in luce i resti di una torre monumentale, la cui presenza è da collegare, molto probabilmente, con l’esistenza di una vicina porta di accesso alla città. Le dimensioni della struttura conservata ne fanno un unicum nel quadro delle strutture militari dell’Etruria interna del III-II sec. a.C.”.
Interessanti infine pure i materiali rinvenuti. Si va numerosi frammenti di vasi a vernice nera, alcuni dei quali con bolli, ad una figurina miniaturistica di un quadrupede, realizzata in argilla depurata.
Lo scavo per il momento è sospeso, ma se ne prevede la ripresa dopo l’estate. Nel frattempo si cataloga e si cerca di dare un’età precisa al tesoro estratto.