18112024Headline:

Sui precari della Asl scontro incomprensibile

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoFa un certo effetto aprire la e mail della redazione e scoprire che i sindacati se le danno di santa ragione. Che si parli del festa del primo maggio o di precariato o di jobs act o se è più buono l’aleatico di Gradoli o la cannaiola di Marta, c’è sempre qualcuno che è più impegnato, più vicino ai lavoratori, insomma più “sindacalista” degli altri. Un po’ come la storia di quei rivoluzionari che non lo erano abbastanza e che venivano soppiantati dai nuovi arrivati, decisamente più duri e puri. Sapete che fine facevano i primi? Uccisi (fucilati o impiccati, non ha importanza) o più semplicemente rinchiusi in qualche parte sperduta e dimenticata da Dio e dagli uomini in modo che non potessero dare ulteriormente fastidio.

Senza ricorrere a metodi così drastici, la vicenda dei precari della Asl si presta ad esempio calzante di quanto anche il mondo sindacale (a quello politico è accaduto già da tempo) accusi una certa fatica ad interpretare i reali bisogni di chi è in pensione, di chi ha perso il lavoro, di chi non lo ha ancora trovato o di chi vive ogni giorno sulla propria pelle una condizione di instabilità. Da un lato ci sono i roboanti impegni della Regione Lazio, resi ancor più altisonanti dalle dichiarazioni dei rappresentanti viterbesi alla Pisana: i consiglieri Panunzi e Valentini (tanto per esser chiari) che non perdono occasione per magnificare lo splendido operato del Montalbano de’ Noantri, alias il presidente Zingaretti; dall’altro, sia pure con mille sfumature differenti, le critiche dei sindacati. Intanto, non si può non sottolineare che il fatto che se tutti i precari della sanità viterbese (ma è probabile che la situazione sia assai simile in ogni altro luogo del Lazio) decidessero un giorno di incrociare contemporaneamente le braccia, il sistema andrebbe incontro ad un’immediata e totale paralisi. Dunque, c’è un problema, e grosso pure. Sacrosanto immettere in servizio tramite concorso pubblico, ma di questa gente che da anni lavora con contratti a tempo di volta in volta rinnovati (se va bene) si ricorda qualcuno?

Meno comprensibile che ci si impunti sulla territorialità. Se, per dire, a Frosinone servono 50 infermieri e a Viterbo 10, è normale che ci siano maggiori occasioni di essere assunti presso la Asl ciociara e quindi va messa anche in conto la possibilità di un trasferimento. Avviene in ogni ambito e nessuno si scandalizza: non si capisce perché non possa accadere anche nel settore della sanità. Certe posizioni corporative non fanno il bene dei lavoratori. Purchè non si faccia la solita ammuina all’italiana: il vincitore del concorso che lavora ad Acquapendente lo mandiamo a Latina e quello di Rieti lo mandiamo a Viterbo. Non avrebbe senso. In questi casi, basta solo un po’ di logica e di buonsenso per evitare ingiustizie e disparità.

Il principio cardine è che si viene assunti solo se si è capaci e meritevoli. Perché non è affatto detto che tutti i precari abbiano queste caratteristiche essenziali. Vale per i giornalisti, per gli insegnanti, per gli impiegati. Insomma per tutti. E chi non ci sta, non si sa per quali motivi, è fuori dalla realtà.

Buona domenica.

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