Pian piano l’allarme sta rientrando, a quanto pare. Resta però il fatto che episodi di questo genere non possono capitare. Non è assolutamente ammissibile che succedano di nuovo.
Dunque. Partiamo dal principio. Esistono al mondo medicinali che rientrano nella categoria dei “salvavita”. Non occorre dare molte spiegazioni a riguardo, il nome parla da solo. Se non si prendono, logico, la vita è in pericolo. Le persone che quindi sono costrette ad utilizzarli, di norma, tendono a fare un po’ di scorta in casa. Della serie: una scatola in più, che non si sa mai.
Tra questi farmaci ci sta anche il Sintrom. Utilizzato per scoagulare il sangue e prevenire le trombosi. Insomma, non un giocattolo, e manco un Moment.
Alla fine di marzo, improvvisamente, il Sintrom ha cominciato a mancare dai banchi delle farmacie nazionali. Una carenza improvvisa che nessuno sapeva spiegarsi. I titolari delle farmacie stesse non erano a conoscenza del disagio. I pazienti neppure, erano stati avvisati. E solo parecchi giorni dopo l’Aifa (Associazione italiana del farmaco) è venuta a sapere le motivazioni del caos.
In sostanza la Novartis, ditta produttrice, ha venduto il brevetto a una nuova azienda del Lussemburgo. Tutto normale, cose che succedono. In questa fase di passaggio però la produzione non è stata garantita. La prassi di solito vede la vecchia proprietà affiancare la nuova: mentre io dismetto, tu cominci a produrre. In modo tale che le persone restano coperte. Ed invece stavolta le due azioni non si sono sovrapposte. Per la disperazione di tantissima gente.
Tanto per rendere un po’ la portata del problema, nella sola Lodi (così recita un quotidiano di zona) 1800 pazienti sono rimasti a bocca asciutta. Non sappiamo come vanno di preciso le cose nel viterbese, quali sono i dati effettivi, ma anche si trattasse di una sola persona (impossibile) sarebbe comunque assurdo.
Ma torniamo alla cronistoria. L’Aifa, scoperto il fattaccio, per far fronte alla disastrosa situazione, da un lato ha autorizzato l’importazione di limitate quantità alle singole Aziende sanitarie che ne avevano fatto richiesta, dall’altro ha sollecitato l’interessamento della ditta titolare per reperire all’estero un più consistente quantitativo di confezioni. La carenza però si è fatta sentire lo stesso. Ed in molti, rischiando sulla propria pelle, si sono dovuti organizzare.
La soluzione è stata quella di passare ad un nuovo farmaco, il Coumadin (unica alternativa sul pianeta). Trattandosi però di un salto delicato, si è dovuti andare incontro a diverse controindicazioni. Questo tipo di anticoagulanti infatti prevede un dosaggio, che va calibrato. E per calibrarlo tocca di frequentare un laboratorio d’analisi anche tre volte la settimana. Per non parlare poi dei rischi che si corrono (di perdere la vita) compiendo il passo.
Come si diceva in apertura, da qualche giorno il Sintrom sta tornando sul mercato. Il peggio dovrebbe essere passato. Anche se attualmente gira a livello di Asl. In un meccanismo complesso che lo rivedrà su tutti i banchi con regolarità tra un bel po’. La sensazione invece di sentirsi un numero, una cavia, un impotente nelle mani delle multinazionali, durerà ancora a lungo.