Avevamo trattato l’argomento pochi giorni fa, su queste colonne. Rimarcando come Corchiano stia dando alla provincia dei chiari segnali di civiltà. Nella speranza che qualcuno, magari, gli vada dietro. O forse, più semplicemente, a Corchiano stanno avanti. Punto.
Tra le mille cose che la cittadina guidata da Bengasi Battisti può vantare, vi è l’agricoltura consapevole. E cioè un patto tra comunità e agricoltori, che sta dando grandissimi frutti (sì, in questo caso si può proprio dire).
Questi, i dati che sono appena arrivati in redazione: 650 gli ettari di superficie coltivata con il metodo consapevole. E 80 i coltivatori aderenti al protocollo. Attenzione, il suddetto protocollo sperimentale è stato sottoscritto poco più di un anno fa (praticamente ieri). Un nero su bianco voluto dal Comune e redatto assieme a Assofrutti, la maggiore associazione territoriale dei produttori di nocciole.
In cosa consiste? Che magari la volta scorsa ve lo siete perso. “La comunità con i suoi agricoltori sta rendendo concreta l’idea di una agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente e della salute – ribadisce l’amministrazione – Infatti, il protocollo mira ad affermare un modello di agricoltura di eccellenza, i cui principali obiettivi sono la razionalizzazione e netta riduzione dei trattamenti al fine di ridurre al minimo l’uso dei pesticidi e di abolire i dannosi erbicidi ottenendo un prodotto caratterizzato da una maggiore salubrità e da una migliore qualità”.
E cioè, scendendo nello specifico, lotta guidata. Una tecnica che prevede interventi tramite il monitoraggio. E lotta integrata, le cui premesse sono da ricercare nella sperimentazione e nella ricerca.
La lotta guidata riduce drasticamente fino a annullare l’uso dei pesticidi. La lotta integrata, invece, prevede interventi di carattere biologico, biotecnologico, fisico o meccanico e trattamenti con prodotti selettivi, sinergici e di minimo impatto. “La lotta guidata e quella integrata però non sarebbero possibili senza la partecipazione diretta – chiude la cricca Battisti – e la necessaria condivisione delle scelte nell’ambito delle migliori pratiche rurali, soprattutto fra coltivatori, agronomi e amministratori locali. Proprio per questo, l’agricoltura consapevole si configura come un vero e proprio patto di cittadinanza, finalizzato a coniugare la tutela dell’ambiente, delle falde acquifere, del territorio e della salute con la tracciabilità e la ricerca di una maggiore qualità del prodotto, con la sicurezza alimentare e con la valorizzazione di luoghi e saperi”.
Avanti così.