“Primo maggio, festa del lavoro? Sì, ma di quale lavoro? Non certo inteso come diritto sancito dalla Costituzione, ovvero con tutele e giusta retribuzione. Chi sta al Governo dimentica i problemi reali della gente e dimentica pure che non bastano le campagne mediatiche sul Jobs Act in cui si ripete che quel provvedimento dà lavoro, quando invece il suo risultato si è rivelato alquanto esiguo e di sola convenienza per le imprese. Invece si continua con la propaganda, come quando occorre ottenere il consenso in periodi preelettorali ed ecco pronta la distribuzione di 80 euro. Verranno promessi anche ai pensionati, forse prima delle votazioni del referendum di ottobre? Probabile.
Al di là delle parole, contano i fatti. Così i pensionati preparano una manifestazione nazionale per il 19 maggio al fine di rivendicare che il potere d’acquisto delle pensioni sia ripristinato. Oltre 10 miliardi di euro sono quelli persi dai pensionati dal 2012 e incassati dal governo: dove sono stati collocati? I pensionati sono stufi di questi continui “scippi”. Sono anche stufi di sentirsi dire che sono i più fortunati visto che riscuotono la pensione tutti i mesi. Non si dice, però, che con le pensioni, anche con quelle basse e medie, devono molto spesso contribuire a mantenere i figli disoccupati o le famiglie dei figli, che per le spese sanitarie troppo alte rinunciano a curarsi, visto anche che il servizio sanitario pubblico non funziona sia per le liste d’attesa troppo lunghe sia per i ticket troppo costosi.
La Cgil per mettere fine a questo corto circuito sta raccogliendo firme per la nuova “Carta dei diritti del Lavoro” che integra e modifica lo Statuto dei Lavoratori (legge 300 del 1970). L’obiettivo è ambizioso: far diventare la Carta una legge d’iniziativa popolare per ridare dignità a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici.
Con il nuovo Statuto la Cgil vuole innovare gli strumenti contrattuali preservando quei diritti fondamentali che devono essere riconosciuti ed estesi a tutti, senza distinzione, indipendentemente dalla tipologia lavorativa o contrattuale, perché inderogabili e universali. Diritti che vanno dal compenso equo e proporzionato alla libertà di espressione, dal diritto alla sicurezza al diritto al riposo, ma anche alle pari opportunità e alla formazione permanente, un aggiornamento costante di saperi e competenze. Per ricostruire un diritto del lavoro a tutela della parte più debole nel rapporto di lavoro. Nella carta c’è anche una sezione dedicata al diritto ad una pensione dignitosa, che oggi è per i giovani una vera chimera”.
Miranda Perinelli
Segretaria Spi Cgil Civitavecchia-RomaNord-Viterbo