È nella ‘‘impenetrabile e spaventosa Silva Cimina’’, così come è stata definita dallo storico romano Tito Livio nel I sec. a. C., che si conserva e rinnova, ormai da secoli, la faggeta del Monte Cimino. La sua antica storia, la sua bellezza attuale e il lavoro dei ricercatori e dei docenti del dipartimento Dafne dell’Università della Tuscia, forniscono tutti i requisiti necessari per poter essere inserita dall’Unesco nel patrimonio naturale dell’umanità.
“Beech Forests – Joint Heritage of Europe” è il nome della grande rete di foreste vetuste che conta, oltre alla faggeta di Soriano e altri dieci siti italiani, circa settanta zone appartenenti complessivamente ad Austria, Albania, Belgio, Bulgaria, Croazia, Polonia, Romania, Slovenia e Spagna. Dal gennaio di quest’anno, i siti europei interessati sono in attesa di entrare legittimamente a far parte della nota Word Heritage List dell’Unesco e la loro candidatura verrà, tra poco tempo, esaminata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
La faggeta dei Monti Cimini vanta una storia naturale e antropologica di grande interesse. Il bosco di faggi nasce su un vulcano attivo più di milione di anni fa, per questo possono incontrarsi tra gli alti fusti grandi rocce di peperino e altro materiale formatosi dal raffreddamento della lava, tipico della zona e ancora oggi utilizzato come ornamento nelle costruzioni edilizie. Tra tutte le rocce ce n’è una di particolare interesse: il “sasso naticarello” o “menicante”. È un’imponente e pesantissimo masso in bilico su una base, che dondola visibilmente se si fa leva con un semplice bastone. Tra i faggi di 300 anni e quelli più giovani si possono incontrare poi numerose fonti d’acqua sorgiva oltre che un prezioso sottobosco ricco di importanti biodiversità. Numerosi scavi archeologici, iniziati nel 2009, hanno portato alla luce resti di insediamenti protostorici, probabilmente risalenti all’età del bronzo, ed etruschi. Queste scoperte confermano e sottolineano la vetustà della faggeta del Monte Cimino, inoltre contribuiscono a ritenere il bosco di faggi sorianese in diritto di essere eletto patrimonio dell’umanità.
Lo scopo della candidatura è valorizzare e conservare per le generazioni future la bellezza e la ricchezza di questo luogo. Per essere sicuri della ‘’vittoria’’ e festeggiare con una piacevole passeggiata per i numerosi sentieri che si aprono tra i faggi, bisognerà però aspettare ancora: maggio-giugno del 2017 sarà il momento della scelta.
I.M.