And the winner is: Da-a-aaaa-niele. Al quale vanno i nostri complimenti, nonostante non sappiamo come faccia di cognome. Sul secondo gradino del podio troviamo poi… Rita. Che non vince nulla (in verità manco Daniele). Ma la salutiamo lo stesso. Infine terzo, e meritevole di bronzo, Lelmi (che è un cognome senza nome). Pure a lui sentite felicitazioni.
E ora voi direte: siete di nuovo ubriachi, lì a Viterbopost? No, affatto. Oppure sì, ma non troppo. Nel senso: beviamo solo sul lavoro. E stiamo brindando alla classifica definitiva del concorso che ci ha tenuti sulle spine negli ultimi quindici interminabili giorni. Questi tre signori, signori, sono coloro i quali hanno scattato le foto più mejo nelle ferrovie più peggio. Il trittico appena citato altri non è se non quello legato al concorso Instagram #trenobrutto. Idea geniale, promossa dal Comitato pendolari ferrovia Roma nord. Che ci ha portati, per la 700esima volta e sempre per orribili motivi, alla ribalta nazionale. Ne ha parlato il Tg3 (e vai). Ne ha scritto Repubblica (oh, yes). E noi che ancora speriamo che prima o poi arriverà il turista. Che illusi.
Comunque. “Come promesso – spiegano i pendolari, che meritano una medaglia ogni mattina – dopo ben 2 settimane di contest, con il particolare concorso che mira a far risaltare le bellezze viaggianti della nostra linea, è uscito fuori un vincitore. È stato scelto tra le tante foto pubblicate sui nostri canali sociali e via email, le adesioni sono state tante e siamo contenti di tutto ciò. Ringraziamo veramente col cuore chi ci ha dato una mano a costruire la gallery”.
Attimo di serietà. Lo scopo del concorso, nemmeno a dirlo, era quello di far vedere in che condizioni siano costrette a viaggiare quotidianamente (e pagando) tantissime persone. In carrozze che hanno spento anche trenta candeline. Senza aria condizionata. Senza servizi. A volte proposte senza colpo ferire e senza remore pure per le tratte superiori ai cento chilometri.
E cioè, da Roma a Viterbo. “Scarabocchiate alla peggio e rattoppate per la ruggine che si portano dietro – ci dicono ancora loro – i graffiti sono altra cosa, con buona pace di chi ne fa uno stile di vita. Paghiamo un biglietto e un abbonamento per viaggiare su questi catorci che non troverebbero collocazione nemmeno in una sperduta ferrovia di chissà dove, invece ce li abbiamo solo noi, e per giunta nella capitale d’Italia. Non ne siamo tanto orgogliosi”.
Già, e come non capirvi… La vita però continua. E tra un ritardo, un guasto, una coincidenza saltata (piuttosto, all’estero le chiamano corrispondenze, qui coincidenze, ci sarà un motivo), e una sequela di bestemmie in aramaico antico, ecco la novità: “Tra qualche settimana faremo partire il nuovo concorso #stazionibrutte – chiudono – E poi, in piena estate, #pendolariarrabbiati“.
Grazie Comitato, come diceva Magalli.