Il tema di un possibile (ennesimo) rimpasto nella giunta comunale suscita nella pubblica opinione lo stesso entusiasmo di una trasmissione di Gigi Marzullo in contemporanea con la finale dei mondiali di calcio e con l’Italia in campo. Dunque, faccenda di interesse scarso, tanto più in un momento in cui la maggioranza a Palazzo dei Priori sembra aver ritrovato uno straccio di coesione con il voto che ha consentito l’approvazione del bilancio 2016. La conseguenza è che in generale non si registrano nelle stanze che contano particolari accelerazioni verso un tema che rischia di inquinare nuovamente i rapporti tra le varie anime che sostengono l’amministrazione Michelini. In verità, non di rimpasto si tratterebbe, piuttosto di sostituire l’assessore Vannini e di riassegnare le deleghe che il prof deteneva, a cominciare da quella sempre spinosetta delle politiche ambientali. E fin qui le cose potrebbero essere anche abbastanza tranquille (mai esagerare con aggettivi del genere quando si parla di amministrazione comunale), ma i problemi immediatamente esplodono quando si comincia a parlare di possibile successore. Perché in base ad impegni non scritti ma pur sempre presi, lo scranno assessorile dovrebbe andare ad un civico, esattamente Maurizio Tofani, il cui passato da amministratore al fianco del centrodestra non viene visto di buon occhio dalla parte più a sinistra dello schieramento di maggioranza. Insomma, gli ex contestatori di Michelini & Co.
E già questa è una bella gatta da pelare, ma il discorso si ingarbuglia ancora di più perché tornerebbe a farsi critica la posizione dell’assessore Delli Iaconi, designato a suo tempo in quota renziana ma ben presto affrancatosi dalle iniziali stimmate e diventato di fatto un fioroniano doc, tanto da poter essere considerato uno dei dioscuri più fidati del sindaco (l’altro è Giacomo Barelli). Le cose rischiano di trascinare il primo cittadino in una bega dai contorni fumosi (e anche pericolosi) per lui, anche perché per la sostituzione del titolare della cultura si fa il nome di Andrea Egidi, segretario provinciale del Pd, cioè il partito di maggioranza relativa in Sala d’Ercole. E come si fa, nel momento in cui i democrats hanno ritrovato un po’ di serenità interna, a dire di no eventualmente ad una richiesta del genere? Sempre ammesso che Egidi ne abbia voglia e interesse, pur se il suo ingresso in giunta andrebbe letto come una forma di garanzia nei confronti delle varie componenti piddine.
La sintesi, ammesso che in politica sia possibile porre punti fermi che durino più di qualche giorno, è che da qualunque parte la si esamini, la faccenda non sembra particolarmente propizia per rasserenare ulteriormente il clima, anzi sembra piuttosto foriera di nuove nuvolaglie e possibili piovaschi. Si vedrà…
Buona domenica.