Forse siamo abituati male noi. Nel senso, oggi capita ad Acquapendente il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. E uno pensa: fico, sarebbe interessante fare due chiacchiere con lo Zingaretti di Firenze. Va a capire però come chiapparlo.
Ed invece no. Addetto stampa disponibilissimo: “Se vuole, anche per telefono”. No, preferirei per mail. “Invii pure le domande, allora”. Due ore dopo eccoti le risposte. Che riproponiamo volentieri.
È stato appena presentato il Distretto turistico-culturale dell’Etruria. Un progetto che accorpa la Tuscia, parte dell’Umbria e la prima Toscana. Cosa ne pensa?
“Un’operazione che va nella giusta direzione. Puntare su turismo e cultura è un’opportunità importante per farsi conoscere sempre di più e sempre meglio. Sono convinto che fare squadra è il modo migliore per ottenere risultati significativi e duraturi. Dunque ben vengano accordi che mettono a sistema le potenzialità di ciascuno per il benessere di tutti”.
Sarà la Toscana a far da traino ai cugini, o un territorio così potrebbe decollare per le caratteristiche che già possiede?
“Inutile negare che la Toscana è un ‘brand’ conosciuto e amato in tutto il mondo. Ma se si vuole ottenere un risultato importante e persistente è un errore puntare solo su ciò. In questo senso, l’impronta che si è voluto dare al nuovo Distretto mi pare abbia ottime prospettive. Solo per fare un esempio, mi viene in mente la ulteriore valorizzazione della via Francigena. E comunque, la secolare storia della civiltà etrusca può esercitare una forza di attrazione in grado di far compiere davvero un salto di qualità”.
Alla presentazione ufficiale Fioroni ha parlato di un’opportunità vera, anche dal punto di vista del reperimento di fondi nazionali ed europei. Ricordando che Renzi premia questo tipo di manovre di “gruppo”. Cosa aggiunge?
“Credo che il tema del reperimento dei fondi da investire per la cultura non sia trascurabile. Ma sostengo anche, e da tempo, che dobbiamo superare la retorica della cultura intesa come ‘inesauribile giacimento petrolifero’. Questa idea è la traduzione in slogan del modo con cui per molti anni si sono concepiti e sfruttati i beni culturali nel paese, attraverso una concezione totalmente passiva e sterile della fruizione culturale”.
Come uscirne, allora?
“Il problema vero è rendersi conto del reale significato economico e sociale che la cultura può generare. La vera contrapposizione è tra un’idea passiva ed una attiva della produzione di cultura. Una concezione attiva può dare luogo ad un maggiore impatto economico e sociale ma, soprattutto, dare significato nuovo ad un sistema culturale che ricostruisca e aggiorni continuamente l’identità dei luoghi, dei patrimoni culturali, della produzione e delle comunità. Per una politica industriale della cultura occorre incentivare e governare forme di integrazione fra gli attori pubblici e privati del settore, per stimolare economie di scala e dare vita ad un processo di innovazione profondo del sistema”.
Qui nel viterbese, sulla scia del successo di Ati (Etruria Experience) l’idea generale è che si aggiungeranno a breve diversi comuni, in questo distretto “contenitore”. In Toscana?
“Nella mia regione stiamo lavorando da tempo per diffondere l’idea che ‘insieme è bello’. Non è facile far passare questa impostazione, nella terra dei campanili. Ma pian piano, anche attraverso un sistema di incentivi e sgravi fiscali, ci stiamo riuscendo in diversi settori, penso ad esempio alla fusione di Comuni o alla gestione associata di servizi territoriali. Per la cultura ed il turismo abbiamo ancora molta strada da fare, ma credo che le riforme istituzionali in atto, dalla riforma delle Province che ha redistribuito le competenze anche in ambito turistico-culturale, fino alla riforma costituzionale sulla quale ci esprimeremo in autunno, ci stiano dando una mano”.
Si potrebbe vedere il tutto come una sorta di “prova generale” delle tanto dibattute e richieste macro-regioni? Il territorio, in fin dei conti, è quello.
“Esatto, è quello che intendevo. Occorre iniziare a ripensare le geometrie dei territori. E per questo ho lanciato, attraverso un manifesto, l’idea di un’Italia di Mezzo che metta insieme Toscana, Umbria e Marche. Dobbiamo superare i vecchi concetti di confini comunali, provinciali e anche regionali”.
Domani lei sarà qui ad Acquapendente. Solo una visita istituzionale in prossimità delle comunali, o questo connubio Lazio-Toscana è destinato a crescere sul serio?
“Non si tratta di una visita istituzionale. Sarò ad Acquapendente non come presidente della Regione Toscana, ma come esponente politico del PD per sostenere la candidatura a sindaco di Angelo Ghinassi che mi ha invitato a partecipare a un dibattito pubblico per la sua elezione. Però una cosa la voglio dire, come auspicio per il futuro ed indipendentemente dall’esito delle comunali: ‘Se vuoi arrivare primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano cammina insieme'”.
Firmato Enrico Rossi. Che ringraziamo per la disponibilità.