Dove eravamo rimasti? Ad una rovente polemica, a senso unico, del direttore del Tuscia in Jazz, Italo Leali, nei confronti dell’amministrazione comunale di Viterbo, rea di non aver mantenuto gli impegni presi e quindi di non aver corrisposto 14mila euro al festival per una serie di eventi organizzati. Una serie di accuse tutt’altro che soft nei confronti dell’assessore alla cultura Delli Iaconi che, pure, si era pubblicamente impegnato a reperire risorse per contribuire alla realizzazione degli eventi con tanto di filmato originale e di dichiarazioni dello stesso. Viterbopost aveva inutilmente tentato di mettersi in contatto con l’assessore in questione: niente da fare. Nessuna risposta alle chiamate effettuate e neppure alcuna riscontro ad un sms in cui si spiegava la natura di quelle telefonate. Poiché è opportuno non fermarsi di fronte agli ostacoli, si è reso necessario rivolgersi direttamente al sindaco Leonardo Michelini in quanto capo della navicella comunale e dunque responsabile dell’intera attività amministrativa.
Allora, sindaco, che cosa è accaduto col Tuscia in Jazz?
“La vicenda, come si sa, è stata gestita dall’assessore Delli Iaconi”.
D’accordo, ma lei che idea si è fatto?
“Posso fare una premessa?”.
Si figuri…
“Italo Leali sa benissimo che io sono un convinto sostenitore delle manifestazioni del Tuscia in Jazz. E lo ero ben prima di diventare sindaco”.
Quindi?
“Quindi, innanzitutto come cittadino di Viterbo e poi come amministratore comunale, sono profondamente dispiaciuto che quella rassegna si faccia altrove”.
Ma non si poteva fare proprio nulla per impedire l’esodo?
“Mi pare che ci siano stati dei fraintendimenti e che su questi si siano anche innestati successivamente rapporti personali un po’ tesi”.
Si torna al punto di partenza.
“E’ evidente che la kermesse di Leali è capitata in un momento particolare in cui si doveva approntare il bilancio, poi approvato per una serie di vicissitudini addirittura alla fine di agosto”.
Ma c’era un impegno verbale pubblico…
“E’ evidente che certi impegni non si devono prendere se non si è certi di poterli mantenere. L’ho fatto una volta anche io, nel 2013, quando dissi che se non si fossero trovati i fondi per Ferento, avrei pagato di tasca mia”.
Come andò a finire?
“Che i fondi si trovarono, altrimenti avrei dovuto metter mano al portafoglio e pagare di tasca mia. Un’affermazione che non rifarei mai più”.
Come se ne esce?
“Permette una domanda prima di rispondere?”.
Assolutamente sì.
“Mi chiedo perché il Tuscia in Jazz non ha partecipato al bando emanato per Natale”.
E’ una domanda alla quale deve rispondere evidentemente lo stesso Italo Leali…
“Infatti e mi riprometto di chiederlo personalmente a lui”.
In che senso, scusi?
“Dico la verità e faccio pubblicamente ammenda: avrei dovuto chiamare subito il direttore artistico per comprendere che cosa stava succedendo”.
C’è sempre tempo…
“Conto di farlo il più presto possibile”.
Per tentare una riconciliazione?
“Innanzitutto per capire”.
E poi?
“La scomparsa del Tuscia in Jazz è una perdita per Viterbo e, ripeto, ne sono sinceramente dispiaciuto come sindaco e come cittadino. Sono state sempre rassegne di ottima qualità e con un buon riscontro di pubblico”.
Ma, secondo lei, ci sono i margini per ricucire?
“Spero e mi auguro di sì. Italo ha fatto le sue scelte e le rispetto, ma ritengo in tutta sincerità che ci siano spazi per riprendere il discorso interrotto”.
Insomma, ci proverà.
“Sicuramente, sì”.