“Avanti tutta. Per di qua. Ci siamo quasi”. È domenica pomeriggio, ieri, e una cinquantina di persone, capitanate da un tipo impavido con l’ombrello rivolto al cielo stile Braveheart, attraversano i sampietrini di piazza del Plebiscito (pardon, square of Plebiscito) in direzione Comune. Cioè, si muovono verso il Palazzo. Che uno dice: se solo questi stanno andando all’anagrafe per fare o rifare la scheda elettorale, il quorum lo abbiamo già raggiunto.
Invece no. Manco per il ciufolo. La cricca proviene della vicina ex comunista Toscana. Ed è catalogabile nella sezione “visitatori occasionali più guida”. Perciò: quattro chiacchiere storiche, giretto al corso, gelatino al Sacrario (at the Memorial), prodotto tipico (una scopa da Tiger) e di nuovo in viaggio verso casa. Niente quorum. E, soprattutto, niente voto referendario. Probabilmente non espresso manco una volta giunti nelle terre che furono di Dante (sì, quello di square of Dante).
Già. Perché ieri si è votato, se a qualcuno fosse sfuggita la cosa. Ad esempio Matteo, per dirne uno a caso, ha preferito andare al mare. Son scelte. È la democrazia, baby. E tu non puoi farci nulla.
Si è votato, ci ripetiamo. E poco. A mezzogiorno solo l’8% della popolazione nazionale si era espressa sulle complicatissime trivelle. Complice una giornata di sole da gita fuori-porta. Complici, in primis, un senso di appartenenza che ci fa sentire un po’ tutti Balotelli (ergo, ogni sei mesi cambio casa e maglia). E un piacere nel dibattere e trattare la politica, che piuttosto si andrebbe a piedi a Roma (e senza bisaccia del pellegrino).
E così in città si è respirata un’aria da ultimo giorno di scuola. Il seggio del Carmine, per dire, laddove crescono nuove giovani menti, era vuoto come un concerto dei Dear Jack dopo l’ultimo Sanremo. Dentro le sezioni silenzio e qualche risatina. E quando qualcuno ha provato ad affacciarsi, lo ha fatto rigorosamente chiedendo “permesso”.
Stesso discorso a Bagnaia. Nonostante di norma nelle frazioni certi argomenti tirino di più. Il piccolo, si sa, aiuta a far gruppo. Stimola l’incazzatura collettiva. Ma nulla. Due in divisa seduti sulla soglia. Che più che vigilare pare stavano pulendo la cicoria, come vedove all’ombra di un garage. E di dentro la pancia della scuola il vuoto cosmico. Solo un Cinalli votante. Che però non rappresenta eccezione.
E così è passata, la giornata di referendum nazionale. Nell’anonimato. E nella piena consapevolezza che se uno ha assolto al proprio diritto-dovere non cambierà nulla, ma la coscienza almeno è sistemata. Se invece non lo ha fatto, finirà all’inferno. Ma meno incacchiato di quando votò a favore dell’acqua pubblica, e ora si ritrova la Talete che gli succhia il sangue come un vampiro.