Tiè, la Sora Lella. Era un po’ che non si faceva sentire. Ma il suo ritorno è di quelli in grande stile. Senza ombra di dubbio. Giù il cappello, signori.
Ora, per quanti non ne fossero al corrente, la Sora Lella sarebbe l’assessore Raffaela Saraconi. A Viterbopost l’abbiamo sempre chiamata così, perché le vogliamo bene. E continueremo a farlo anche in futuro.
L’avevamo lasciata 37 rimpasti fa, la Sora Lella, alle prese con la differenziata e i casini conseguenti. La ritroviamo invece ora, impegnata nelle “politiche energetiche”. E ci pare, ad occhio e croce, che qui se la cavi molto meglio.
La stessa ha infatti appena presentato un innovativo progetto sulla transizione energetica. L’obiettivo finale è quello di rendere le scuole De Amicis e Tecchi a emissioni quasi zero. Il “quasi” è d’obbligo. Poiché il solo fatto che la gente vi respiri all’interno comporta delle problematiche.
Comunque. Ve lo ricordate quel periodo in cui si parlava tanto di venti-venti? O di 20.20, che forse scritto così rende meglio. Ecco, ci siamo. Mancano poco più di tre anni. E buona parte di quelle promesse fatte all’ambiente son rimaste tali. Promesse, appunto. Da marinaio. Se non bastasse andrebbe poi ricordato che l’Europa ha dato sì il 2020 come data di scadenza. Ma gli edifici pubblici rientrano nello scaglione del 2018. Che sta dietro l’angolo.
“Perciò abbiamo rilanciato la sfida – spiega – proponendo un modello di edificio Nze applicabile al centro storico. Lo scorso 31 marzo, grazie alla collaborazione del professor Stefano Ubertini, docente dell’Università della Tuscia, e del gruppo di ricerca di Ingegneria dello stesso ateneo, abbiamo presentato una domanda di finanziamento alla Comunità Europea per la realizzazione di un sistema che integra risparmio energetico, fonti rinnovabili e celle a combustibile”.
Che detto così non è chiarissimo. Ma prima di approfondire occorre rimarcare che del quadretto fanno parte anche il centro di ricerca Ciriaf dell’Università di Perugia, e il distretto di alta tecnologia Atena di Napoli. A dimostrazione che la cosa è complessa e ben strutturata.
“Il progetto – prosegue l’assessore – prevede la realizzazione di un impianto di trigenerazione. Cioè generazione combinata di energia elettrica, calore e freddo, attraverso l’integrazione di un impianto a celle a combustibile ad ossidi solidi, un sistema solare fotovoltaico a basso impatto visivo e pompe di calore a bassissimo consumo”.
Ora va meglio. Altra chicca: sarebbe il primo tipo di “coso così” al mondo. Quindi un pilota, replicabile ed esportabile. “È previsto anche un controllo intelligente che ottimizza il funzionamento dell’impianto -aggiunge – in modo da minimizzare i consumi e l’impatto sull’ambiente in funzione delle condizioni ambientali e metereologiche, e in base alle necessità di energia”.
La domanda è finita nel capitolato denominato “Urban Innovative Actions”. Un canale inedito orientato a sostenere la creazione di soluzioni innovative per le sfide più rilevanti che stanno affrontando le città.
E speriamo bene.