Dalla professoressa Monica Condurelli, fiduciario tecnico provinciale della Fidal (Federazione italiana atletica leggera), riceviamo e pubblichiamo:
“Sono Monica Condurelli, insegnante di scienze motorie e tecnico Fidal, grandissima appassionata di atletica fin da bambina. Passione che mi porta ogni giorno sul campo. Negli anni ho fatto di tutto: dal dirigente al giudice all’atleta. La mia passione non è mai venuta meno, ora oltre ad allenare sono da qualche anno anche fiduciario tecnico del Comitato Provinciale Fidal di Viterbo. Sono praticamente cresciuta al campo scuola di Viterbo (mio padre è stato uno dei pionieri dello sport a Viterbo, insignito di varie onorificenze Coni oltre ad essere inserito tra i personaggi più importanti dello spot viterbese e si è occupato a vari livelli di Atletica per 40 anni).
Vorrei presentare la situazione degli impianti della mia provincia. Ce ne sono ben sei: Viterbo, Montefiascone, Tuscania, Tarquinia, Orte, Bagnoregio. Bene, direte voi. Per nulla, invece. Attualmente l’unico degno di questo nome è quello di Tarquinia, ad otto corsie. Per varie ragioni, però, è poco utilizzato, anche perché ancora non terminato (mancano gli spogliatoi) e ormai non più nuovissimo contando circa dieci anni.
Veniamo agli altri. A Tuscania, lo stadio è in coabitazione con il calcio e dopo l’euforia della sua apertura (si parla degli anni 80: io ancora gareggiavo) è stato abbandonato agli amanti del calcio; stessa sorte per quello di Orte, dove si svolse un significativo incontro Lazio – Ile de France. Montefiascone? Bello, ma presto abbandonato. Chiaramente ormai il manto delle piste sopraelencate è ad oggi quasi inesistente e le attrezzature sono andate perdute o versano in pessime condizioni. A Bagnoregio la pista è in discrete condizioni ed è in coabitazione con il calcio. Non potendo gareggiare a Viterbo mercoledì abbiamo provato a svolgere una manifestazione promozionale scolastica di staffetta: nessuno conosceva l’atletica, ci hanno chiesto perché fossimo lì…. Tutto era predisposto solo per il calcio. L’attrezzatura? Un mistero degno di Poirot.
L’impianto di Viterbo? L’ultimo rifacimento risale al 1998. Ogni anno il comitato organizza dalle 35 alle 40 gare. Fino a pochi anni fa (quando la pista era in buone condizioni) parte dell’attività regionale veniva fatta da noi. Dal punto di vista organizzativo non temiamo confronti. Il comitato dispone di cronometraggio elettrico, misuratore elettronico, rete wi-fi su tutte le pedane. Negli anni passati abbiamo organizzato Finali Argento dei CDS, Finali Nazionali di Lanci Lunghi, Finali Nazionali dei Campionati Studenteschi di Cross. Ancora nel 2013 abbiamo organizzato un incontro internazionale con le città di Amsterdam, Granada e Londra, con cui ancora abbiamo contatti e scambi. Senza contare tutte le gare scolastiche istituzionali e promozionali che vi si svolgono (gli ultimi cross studenteschi hanno visto la partecipazione di circa 600 ragazzi); il campo inoltre è utilizzato dalla società di Viterbo e da tutti coloro che ne vogliono usufruire per le preparazioni atletiche, di concorsi militari ecc.
La nostra capacità organizzativa è oramai molto funzionale e il successo delle nostre iniziative è palese per chi segue la stampa sportiva locale e nazionale. La società Atletica Viterbo da anni svolge attività promozionale di avviamento con bambini dai 5 anni in su e in estate organizza Campus sportivi frequentatissimi per l’intero periodo infrascolastico (giugno – settembre) tenuto da insegnanti di scienze motorie e tecnici federali.
Tutto ok, quindi? Nemmeno per idea. Sono ormai parecchi anni che le varie amministrazioni promettono il rifacimento del manto della pista, ma per vari motivi ad oggi ancora nulla. Di promesse e proclami ne sono stati fatti a decine, ora da circa un anno ci viene promesso che la pista si farà, ma ormai tutti noi dubitiamo. Gli atleti sono tutti doloranti e noi tecnici e dirigenti stanchi di tutte le promesse ad oggi non mantenute. Ultima chicca? Sono circa 5 mesi che non è possibile utilizzare gli ultimi 20 metri del rettilineo finale, poiché il comune ha transennato un pino che “sembra essere pericolante”. L’albero è lì da 1962 e mai si è mosso. Se il Comune lo ritiene un pericolo, perché non abbatterlo? Se non lo vuole fare la pubblica amministrazione perché non ci autorizza a provvedere personalmente? Misteri. Nel frattempo per non fermare l’attività siamo costretti a lavorare in queste condizioni. Ad oggi le promesse dicono che entro settembre potremo inaugurare il nuovo manto. Sarà vero?. Come dice mio padre: “Ci crederemo quando vedremo le ruspe al lavoro…”. Come cittadino mi vergogno molto che una società con la storia e il blasone della nostra non possa essere ospitata su un campo almeno dignitoso e che non si possa offrire ai cittadini una struttura adeguata alla loro passione per consentire quell’attività motoria che è un valore aggiunto della nostra vita. Vi terrò aggiornati”.