Domani si apre la mostra fotografica di Cristina Ribeca al Blitz Caffè di Viterbo. Un lungo viaggio in Turchia che l’ha portata a conoscere tanti volti e personaggi: dalla città di Çanakkale fino quella di Antalya, incontri con bambini, pescatori ma, soprattutto, tanta gentilezza, calore e un mondo di storie. Cristina Ribeca ha 32 anni (“ma sembro più giovane…”), è viterbese (“Si sente anche dall’accento”), ha conseguito la laurea breve in Lingue e Letterature Straniere e ha studiato spagnolo, portoghese e inglese (“Da sempre amo le lingue perché mi permettono di comunicare con le persone”. “L’esposizione – si legge nella presentazione – non ha solo lo scopo di ricordare la disponibilità e l’ospitalità del popolo locale nei confronti dell’autrice degli scatti, ma mira invece ad essere un piccolo tributo alle vite d’oriente, ai suoi personaggi, alle loro individualità e alle loro storie”.
Perché ha scelto di fare volontariato?
“Perché con lo SVE (Servizio di Volontariato Europeo) ho potuto fare delle esperienze che avrei potuto solo sognare, tutto spesato per sei mesi. E quando mi ricapitava?”.
Perché la Turchia?
“Se mai ci andrete, vi innamorerete della gentilezza delle persone”.
Non è meglio Londra?
“Non sono mai stata a Londra. La Turchia l’ho scelta appositamente. Non sapevo nulla di questo paese, né tanto meno conoscevo la lingua turca. Parlando tre lingue non ho mai avuto problemi a comunicare con gli stranieri, ma lì, lo sapevo che sarebbe stata un’altra cosa. Se dovevo fare un’esperienza, doveva essere la più impegnativa possibile”.
Rapporto con i locali?
“Ottimo. Le persone che ho conosciuto sono state molto gentili, l’ospite è sacro. A volte mi sono trovata veramente in imbarazzo per la loro cura e attenzione”.
Quali attività di volontariato che ha svolto in Turchia?
“Insegnavo italiano e inglese ad alcune ragazze dell’associazione ospitante e poi mi hanno anche inviato in due fattorie per attività connesse a queste: in una producevamo formaggio di capra, nell’altra è stata più che altro un’esperienza molto intensa con la comunità locale in quanto sono capitata nel periodo del ramadan”.
Da dove nasce la passione per la fotografia?
“Mi ha sempre affascinato. Ero e sono quella che fa sempre le foto nel gruppo di amici, per questo mi odiavano”.
Una vera passione, insomma.
“Forse, non riesco ad esprimermi in altro modo”.
Chi fotografa?
“I soggetti sono per lo più ritratti o scene di vita quotidiana”.
La foto più bella e perché.
“Mi piace molto la foto scattata ai pescatori di Izmir. Camminavo lungo il mare e poi ho trovato una sorta di porticciolo con tutte barche e reti da pesca. Era tutto molto colorato e i due si sono prestati tranquillamente a essere ritratti. Inoltre, mi piace la scritta sul gilet dell’uomo di sinistra perché ‘güzel’ significa bello ed è una delle prime cose che ho imparato e che sentivo ripetere”.
Perché questo titolo alla mostra?
“Lo ha scelto il curatore della mostra, Cristiano Proietti. Cercava da un po’ di tempo qualche ritratto orientale e insieme abbiamo unito le nostre idee ed è uscito fuori Humans: volti d’oriente”.
Viterbo?
“A Viterbo ‘semo tutti ‘nsentimento’ solo sotto Santa Rosa, purtroppo. Io credo che Viterbo sia come uno studente che si applica per arrivare alla sufficienza, ma che potrebbe dare di più, se solo volesse.
Il suo cervello è in fuga?
“Qui a Viterbo ho la mia famiglia e i miei amici. Di solito andavo e tornavo ma, tra poco, andrò a lavorare in Polonia, Varsavia, per una multinazionale di servizi che cerca personale italiano. Sono molto contenta di poter lavorare e avere uno stipendio. Mi dispiace, solo, non poter godere di tutto il periodo della mia esposizione al Blitz Caffè”.