7 ottobre 1943. Non un giorno come tanti per Raffaele Vidoni. Originario di Torre Alfina, frazione del comune di Acquapendente, all’epoca aveva appena 21 anni e si trovava a Roma, precisamente alla stazione Quadraro, in veste di carabiniere. Erano gli anni più caldi della Seconda guerra mondiale e la situazione in cui versava la Capitale era estremamente delicata. Vidoni arrivò al Quadraro nel settembre del ’43 dopo aver trascorso alcuni mesi a Orvieto e dopo che la stazione di Cinecittà, tappa successiva del suo percorso, venne distrutta dai bombardamenti.
Appena un mese più tardi, in ottobre, si verificò un drammatico episodio in merito al quale molti lati restano ancora avvolti nel mistero e proprio il racconto e il ricordo del carabiniere viterbese ha l’obiettivo di riportare alla luce diversi dettagli che ruotano intorno a quella che è ricordata come la deportazione del Quadraro. I tedeschi, infatti, deportarono i carabinieri presenti all’interno della stazione perché ritenuti pericolosi in quanto sospettati di essere fedeli al re.