18112024Headline:

Il caso Regeni e il caso marò

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoChe cosa hanno in comune la morte di un giovane ricercatore italiano al Cairo e le accuse (ancora non ufficialmente formulate: e sono passati quattro anni…) nei confronti di due militari da parte dell’India? Nulla apparentemente, eppure le due vicende sono legate da un sottile, ma forte legame che riguarda la credibilità italica nel panorama internazionale. E’ bene subito sgombrare il campo da possibili fraintendimenti e affermare con vigore che la realtà induce ad affermare che il peso italiano nel settore della politica estera è pari praticamente a zero.

E’ inutile girare intorno alle cose e dare sempre la colpa al governo precedente: da Monti (in carica quando avvennero i fatti) a Renzi, passando per Letta, le cose sono rimaste nella sostanza identiche. I marò sono illegalmente detenuti (anche in questo caso è bene chiamare le loro cose con il loro nome) nell’ambasciata italiana a Nuove Delhi. E’ vero che uno di loro (Massimiliano Latorre) è in Italia da mesi, ma soltanto perché ha avuto un serio problema fisico e quindi ha ottenuto il permesso di rientrare. Se fosse stato bene, avrebbe condiviso anche lui la sorte dell’altro fuciliere di Marina (Salvatore Girone) e sarebbe stato costretto a non muoversi dall’India. Due soldati francesi o americani o inglesi o tedeschi (solo per parlare di nazioni occidentali) avrebbero potuto subire sorte identica? Sinceramente, no. Perché quei Paesi hanno un peso internazionale diverso e superiore rispetto al nostro, Diceva l’altro giorno a Viterbo il ministro della Difesa Roberta Pinotti che adesso bisogna aspettare la decisione del tribunale internazionale della navigazione sulla giurisdizione, cioè su quale magistratura dovrà giudicare gli eventuali reati commessi. Ma questo è un fatto scontato: i due marò erano in acque internazionali su una nave italiana ( e dunque su territorio rigorosamente italiano), erano stati mandati lì per operazioni anti-pirateria e godevano di quella che si definisce “immunità funzionale”. Quindi, devono essere eventualmente giudicati da un tribunale italiano e su suolo italiano. Sono i principi fondamentali del diritto internazionale eppure, a distanza di oltre 4 anni, stiamo ancora lì a discutere… Inconcepibile. Vergognosamente inammissibile.

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Il rischio è che con il caso della morte di Giulio Regeni si arrivi ad una impasse simile. Le autorità egiziane non stanno mostrando particolare propensione alla collaborazione: le versioni fornite sono lacunose, contraddittorie e probabilmente false per il semplice fatto che sono coinvolti servizi segreti e alti apparati dello Stato. Ieri è stato richiamato l’ambasciatore al Cairo: un atto diplomatico che non deve rimanere isolato, altrimenti è soltanto un atto formale. Se l’Egitto continuerà a tergiversare, a non fornire i documenti e a non dire la verità, ci sono altri passaggi formali e soprattutto sostanziali da utilizzare. Certo non possiamo dichiarare guerra al regime di al Sisi, ma sicuramente possiamo espellere i diplomatici di quel paese e interrompere ogni rapporto con quella dittatura. E chi se ne frega se sono alleati e amici di molte nazioni occidentali. Se l’Italia è un Paese davvero serio, si deve comportare così. Altrimenti siamo solo un Paese di cialtroni.

Buona domenica.

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