Sul tavolo ci sono 10 milioni di euro tondi tondi. Ma potrebbero pure aumentare visto che la dotazione complessiva ammonta a 9o cucuzzoni sull’intero territorio nazionale (e magari se da altre parti non li spendono tutti…). Come che sia, si tratta di uno strumento innovativo messo a disposizione dalla Banca di Viterbo che intende così manifestare concretamente la sua vocazione di “banca del territorio”, con un sostegno reale alle aziende. Innovazione è la parola d’ordine perché il finanziamento è destinato proprio alle piccole e medie imprese (quello che caratterizza maggiormente il tessuto economico locale) che scelgono la strada della novità per migliorare la produzione o per partire alla ricerca di nuovi mercati. “I fondi – spiega Luigi Furore, consulente esterno per conto di IC Satellite – non sono necessariamente riservati alla new economy, ma il campo di intervento è molto più amplio purché ci sia innovazione di processo e di prodotto. Qui nella Tuscia, ad esempio, non è affatto detto che debbano essere escluse imprese nel settore agricolo e agro-alimentare, che appartengono evidentemente alla old economy. La caratteristica fondamentale è che si punti al rinnovamento che può riguardare gli impianri produttivi o il tipo di coltura o l’internazionalizzazione”.
“La novità fondamentale – interviene il direttore generale Massimo Caporossi – è che la garanzia è a carico della banca, non più dell’impresa. Si tratta di uno strumento per lo sviluppo del territorio che, peraltro, è stato concepito con la massima flessibilità. I tassi di interesse sono in generale molto bassi, si va dall’1,9% al 2,5-3%: dipende dal piano di rientro, che può essere concepito anche con un unico ammortamento dopo 2-3 anni dalla concessione del prestito”.
Ma chi ci mette materialmente i soldi? Il Fei, Fondo europeo per gli investimenti, che è controllato totalmente dalla Bei (Banca europea degli investimenti): si sta parlando di istituzioni bancarie tutte caratterizzate dalla tripla A e quindi il massimo dell’affidabilità a livello internazionale. A proposito, lo strumento di chiama Innovfin e non prevede particolari incombenza burocratiche, anche se va messa in conto una fase istruttoria “nella quale – aggiunge Caporossi – la banca più che erogatore di danaro, diventa un vero e proprio consulente a disposizione per studiare insieme la formula più appropriata”.
”Gli importi dei finanziamenti sono variabili, dai 25 mila euro a qualche milione – sottolinea Raimondo Tamantini, responabile del sttore crediti agevolati della Banca di Viterbo – c’è spazio per tutte le esigenze. Così come si può decidere di rientrare del finanziamenti in due o tre anni, progettando dunque la restituzione della somma presa. E’ un prodotto innovativo e modulabile”.
Insieme alla banca e al Fei, è coinvolto anche il Confidi. Il che consente un’ulteriore chance di abbinare finanziamenti da fonti differenti. ”Questo strumento – conclude Furore – aiuta l’istituto di credito a prendere maggiori rischi nei confronti di imprese più innovative o rischiose. Il tutto è stato possibile grazie all’accurata due diligence svolta dalla banca viterbese”.