Che volete che vi dica, la delusione è stata tanta. Per me come per tutti. C’è una forte sensazione di frustrazione nel day after della gara di domenica col Cynthia, da sempre bestia nera dei gialloblu. La gara che avrebbe dovuto farci toccare il cielo con un dito, quella dei festeggiamenti per la ritrovata Lega Pro. Quella che, invece, ci ha riportato coi piedi per terra e ci ha fatto fare ancora una volta i conti con la realtà: la serie D è un campionato bastardo e fino all’ultimo per la Viterbese sarà un calvario. La riconquista della serie C dopo tanti anni ci costerà ancora tanta fatica e niente ci sarà regalato.
Dobbiamo prenderla con filosofia però. Anche se l’urlo ci si è strozzato in gola. Bisogna trasformare la delusione in sana incazzatura e chiudere i giochi domenica prossima a Casal del Marmo, con un’Astrea già retrocessa ma anch’essa negli anni spesso indigesta su gialloblu. Per i quali, ora lo sanno, la festa sarà meglio farla quando il titolo sarà stato messo definitivamente in cassaforte.
La responsabilità di quanto accaduto domenica, tuttavia, secondo me non è attribuibile esclusivamente alla squadra. Non entro nel merito della direzione di gara da parte della giacchetta nera di Reggio Calabria, altrimenti rischio la radiazione dall’albo e un Daspo di circa 20 anni (mi limito solo a dire che io la sua gestione del match la considero in malafede, e qui chiudo), ma è chiaro che il risultato è stato condizionato pesantemente dall’arbitro. Però la Viterbese ci ha messo del suo. In realtà ognuno di noi ci ha messo del proprio: abbiamo sbagliato tutti – giocatori, tifosi, addetti ai lavori – a credere che fosse fatta prima che la gara si giocasse davvero. Del resto, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco è un proverbio saggio – il Trap insegna – e avremmo tutti dovuto farne tesoro. Abbiamo sbagliato tutti a crederci troppo.
Secondo il mio modesto parere, però, l’errore c’è stato più dal punto di vista mentale, dell’approccio alla gara, che da quello tecnico-tattico. Nella partita decisiva della stagione, chiunque al posto dell’allenatore della Viterbese avrebbe mandato in campo la formazione tipo. Quella artefice della rimonta, delle vittorie sulle dirette inseguitrici Grosseto e Rieti, e del vantaggio che ancora tiene a distanza la seconda in classifica. Che poi a trovare uno dei gialloblu che domenica ha giocato sui soliti livelli si fa fatica, è vero, ma è qualcosa nella testa che non ha girato a dovere, non nelle gambe. Paura di vincere? Rilassatezza anticipata? I motivi della mancata matematica promozione davanti al pubblico di casa li analizzeranno tutti insieme nello spogliatoio, la società, il tecnico e la squadra. E bene ha fatto il patron Piero Camilli a strigliarli e a lamentarsi per una prestazione non da Viterbese. Però per favore non sparate sul soldato Nofri e sui suoi pretoriani gialloblu, perchè quella che ha giocato domenica contro il Cynthia è la stessa squadra che abbiamo apprezzato e amato per tutta la stagione, la squadra che ci ha fatto sognare e che sta a un passo piccolo piccolo dalla Lega Pro. Niente drammi, niente caccia al colpevole a tutti i costi: piuttosto, da oggi andiamo tutti a comprare la prevendita per l’incontro di domenica prossima contro l’Astrea. Amiamo e sosteniamo la Viterbese fino in fondo, non facciamo mancare il sostegno della città alla squadra. Tempo per far festa per le strade e le piazze di Viterbo ce ne sarà quanto vorremo. Ma solo dopo che la matematica avrà emesso il suo verdetto irrevocabile.