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Come (ri)sboccia l’amore di tre tifose

Il derby, l'attesa, i timori, l'ansia... Sempre con la Viterbese nel cuore

Festa gialloblù dopo il successo sul Rieti

Festa gialloblù dopo il successo sul Rieti

Lo stomaco era chiuso da più di 24 ore prima delle ore 15 di mercoledì 30 marzo. L’insonnia causata dall’ansia ci aveva accompagnato per tutta la notte. Perché era da questa partita con il Rieti (così come da quella sempre in casa col Grosseto, un mesetto fa) che, come andiamo sostenendo da mesi, sarebbe passato il treno della Viterbese diretto in Lega Pro. Per chi, come noi, da anni aspetta questa occasione, finalmente con una società seria in cabina di pilotaggio e con una struttura adeguata alle spalle, si trattava dello snodo cruciale della stagione. E così, infatti, è stato. Ma prima di arrivare alla gioia dopo il triplice fischio, i minuti sembravano non passare mai. E a nulla era servito il ripetersi dei nostri abituali e personali riti scaramantici: il buco allo stomaco e quella sensazione di angoscia pre partita non hanno accennato un attimo a diminuire.

Non è una questione di scarsa fiducia nei mezzi della squadra. La fiducia in mister Nofri e nei suoi ragazzi non è mai venuta meno, no. Mai, neanche una volta, in questo lungo mese di stop forzato e di insopportabile lontananza dal campo del “Rocchi”, ma più in generale in tutta la stagione. È più che altro uno status naturale, una condizione inevitabile che accomuna chi da anni patisce e soffre dietro alle sorti dell’amata Gialloblu. Ecco perché per noi questa partita, che valeva una stagione, non poteva essere come le altre e non poteva venire affrontata con un approccio emotivo differente.

La torcida gialloblù

La torcida gialloblù

In realtà nella vittoria della Viterbese nel derby noi ci abbiamo sempre creduto. La lotta impari, la differenza tra le due compagini schierate alla Palazzina su fronti opposti è stata del resto ben visibile sin dai primi passaggi. Il campo alla fine ha parlato e il risultato è stato giusto, lo sanno anche a Rieti e se ne sono fatti una ragione molto più che a Grosseto, dimostrando più umiltà e più stile. E mano a mano che i minuti passavano e ci si avvicinava al novantesimo ci siamo rese conto sempre più che stava accadendo qualcosa che va oltre una singola partita di calcio della propria squadra del cuore. Stava nascendo un sentimento. Stava (ri)sbocciando l’amore.

La gioia di mister Nofri

La gioia di mister Nofri

Ad ogni intervento, preciso, pulito e determinante, di capitan Scardala; ad ogni contrasto duro e d’esperienza di Cuffa; ad ogni lancio millimetrico di Selvatico; ad ogni presa di Pini; ad ogni discesa in volata di Pandolfi e Fe’; ad ogni anticipo sicuro di Pomante; ad ogni giocata là davanti di Invernizzi e Bernardo; ad ogni tocco di classe di Belcastro; ad ogni entrata grintosa di Boldrini; ad ogni guizzo di Addessi; ai gol di Ansini e Neglia. Ecco, noi in ognuna di queste occasioni abbiamo provato un bene incredibile per la nostra squadra. Un bene che dai mesi scorsi fino ad oggi è cresciuto ed è diventato amore. Amore vero e ritrovato per la Viterbese. Un amore che da parte nostra c’è sempre stato, in realtà, che non è mai mancato neppure nei momenti bui, ma che aspettava solo di essere corrisposto.

Al di là di ogni altro ragionamento, crediamo sia questo il vero segreto della Viterbese vincente di quest’anno, una Viterbese che si avvia a tagliare il traguardo più importante: la reciprocità con la gente che la segue. La corrispondenza di amorosi sensi. La capacità di ricambiare con risultati carichi di impegno e sudore l’amore di chi, come noi tre, ama il calcio gialloblu e non aspetta altro di vederlo tornare là dove merita di stare.

Eleonora Celestini

Paola Palladino

Paola Piacentini

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