“Coerenza va cercando ch’è sì cara…”. Il sommo Dante avrà la bontà di perdonare Viterbopost che si permette si utilizzare i suoi versi immortali, peraltro sostituendo pure con l’imperdonabile licenza il termine giusto (“libertà”) con quello apocrifo (“coerenza”). Per inquadrare la situazione, Dante incontra nel Purgatorio Catone l’Uticense e Virgilio lo presenta come un “cercatore di libertà” rivolgendosi a chi, per sottrarsi alla dittatura di Cesare Augusto, si era suicidato. Fin qui i riferimenti storici e letterari, ma che c’entra la Divina Commedia con l’attualità?
Come si sa, domenica si è votato e il referendum “No triv” non ha raggiunto il quorum: alle urne poco più del 30% degli aventi diritto al voto e consultazione annullata. Oltre 300 milioni di euro buttati al vento… Comunque è andata e non c’è da scandalizzarsi: è la democrazia, bellezza. Non c’è alcun obbligo a recarsi al seggio, non è scritto da nessuna parte: non farlo rientra nelle legittime scelte di ciascun cittadino.
“Propagandare l’astensione e farsene vanto a pochi giorni dal 25 aprile è sintomo evidente che voi dalla storia non avete proprio imparato nulla”: è una delle tante bordate per chi ha non votato. “Sono andata a votare anche perché mia nonna oggi, che aveva la mia età più di 60 anni fa, mentre camminavamo sottobraccio dirigendoci verso il suo seggio mi ha detto: Spero ci sia una buona affluenza, perché voi non avete idea che cosa significa non poter votare!”: seconda cannonata. “Considerazione a caldo. Il quorum non è stato raggiunto. Prevedibile: siamo il Paese in cui il disamore per le urne è prassi consolidata. Ma oltre all’amarezza per un popolo che non si interessa della salute della sua democrazia quello che a me davvero ha disturbato è stata la propaganda per l’astensione, a tutti i livelli, quasi come se votare ed esercitare un diritto ottenuto col sangue di tanti equivalesse a fare una ragazzata, una stupidaggine, una cazzata. Quest’anno, il 2 giugno, ricorre il settantesimo anniversario del referendum del ’46, la nascita della nostra Repubblica. Ecco in quella data però vi prego di risparmiarci i vostri post ipocriti su quanto siete orgogliosi, su quanto quella data sia sacra, su quanto è sacra la democrazia ed il suo esercizio. Tornando all’astensione, sono in trepidante attesa dell’esito e dell’affluenza delle amministrative di giugno, in particolare quelle delle grandi città capoluogo. E del referendum di ottobre, soprattutto del referendum di ottobre. Le tornate elettorali e l’esercizio della democrazia non si strumentalizzano, la partigianeria – o meglio il tifo da stadio – si applica alle idee e alle posizioni politiche concrete, non all’esercizio del voto”: e tre.
Chi le ha dette tutte queste frasi? Melissa Mongiardo. Che ha postato quelle espressioni su Facebook. Nulla da eccepire, ma solo una domanda (che probabilmente rimarrà inevasa): ma la persona che ha scritto quelle frasi è la stessa consigliera comunale del Partito democratico che qualche giorno fa (insieme ad altri eletti dello stesso schieramento) non ha partecipato al Consiglio comunale, imitando peraltro i ripetuti comportamenti di qualche mese fa? Il dovere di partecipare (che vale per i cittadini) non dovrebbe valere (e a maggior ragione) per chi è stato delegato a rappresentarli e a decidere? La coerenza non ammette distinzioni e non funziona a proprio piacimento. Così, tanto per chiarire…