“Quando quasi 3500 cittadini manifestano la loro chiara volontà di partecipazione democratica, un’amministrazione ha il sacrosanto dovere di ascoltarli, mettendo a disposizione della città tutti gli strumenti democratici di cui – a norma di legge – si può disporre.
Posto che siamo in una democrazia rappresentativa che di fatto delega a pieno titolo gli eletti a prendere delle decisioni in nome e per conto dei cittadini, ci sono delle decisioni così importanti per la vita quotidiana della città per cui è giusto promuovere percorsi partecipativi che vedano protagonista la cittadinanza tutta, soprattutto quando è la cittadinanza stessa a farsi portatrice di una problematica.
L’epilogo della I Commissione Consiliare di sabato mattina ha voltato un’altra, brutta, pagina dell’amministrazione della città.
La seduta, convocata d’urgenza durante il Consiglio comunale di venerdì – che doveva di fatto “dare un via libera alla pratica del Referendum popolare in tema di acqua pubblica” in modo tale che potesse essere celermente discussa in Consiglio entro la scadenza del termine ultimo – si è chiusa con un nulla di fatto dovuto, principalmente, ad un completo disinteresse da parte degli uffici.
Con l’assenza del segretario generale, senza un altro dirigente – preavvisato e debitamente istruito sulla pratica – in grado di poterlo sostituire; con l’assenza di un parere sull’ordine del giorno – firmato e protocollato – con cui comunque, seppure in maniera “zoppa”, poter procedere; con l’assenza infine (certo meno grave) della Segretaria verbalizzante della commissione, la seduta – tolto uno spettacolo poco edificante per la democrazia della città – si è chiusa con un nulla di fatto che ha corrisposto ad una pietra tombale sulla possibilità di riconoscere ai cittadini la possibilità di poter scegliere.
Il diritto dei cittadini di esprimersi è stato violato, come poco chiaro e piuttosto discutibile è stato l’atteggiamento degli uffici che non hanno garantito alla commissione tutte le condizioni per poter lavorare e per poter discutere.
L’epilogo della vicenda parla chiaro: a Viterbo ai cittadini viene preclusa la possibilità di scegliere; fatto grave che relega la cittadinanza ad una condizione di subalternità alla burocrazia amministrativa.
Questo è il nuovo inizio del sindaco!”.
Melissa Mongiardo
Consigliere comunale del Partito Democratico