Salvaguardia della necropoli di Norchia, il Governo risponde all’interrogazione presentata a novembre. Quello dell’esecutivo è un segnale di interesse concreto verso quello straordinario sito etrusco con l’impegno a intraprendere azioni concrete per la sua tutela. Tre le mosse: finanziamento dei privati proprietari dei terreni su cui ricade parte della necropoli, utilizzando le novità del decreto Ars bonus che prevede incentivi fiscali per chi investe in beni culturali; studio dell’Ispra sul degrado delle pareti rupestri come premessa di interventi di tutela; costituzione del Parco archeologico delle necropoli rupestri.
In risposta, poi, alla mia replica, il sottosegretario ai Beni culturali, Antimo Cesaro, ha annunciato un suo sopralluogo a Norchia nelle prossime settimane per verificare lo stato del sito e l’avanzamento degli interventi per la sua valorizzazione. Il sottosegretario si è anche impegnato ad avviare un tavolo di collaborazione con le istituzioni locali, a partire dal Comune di Viterbo sul cui territorio ricade la necropoli, e ha sottolineato come Norchia meriti l’inserimento nel patrimonio Unesco.
Ecco la risposta del sottosegretario all’interrogazione con cui chiedevo al ministero dei Beni culturali stanziamenti economici per realizzare un progetto di salvaguardia e valorizzazione del sito: “L’interrogazione dell’onorevole Mazzoli è volta ad ottenere chiarimenti in merito all’impegno che il ministero dei Beni culturali intende assicurare per la valorizzazione della necropoli di Norchia, in provincia di Viterbo, in considerazione dell’eccezionale interesse del sito. Il complesso monumentale-paesaggistico di Norchia, che comprende una vasta area (almeno 20 ettari), si estende sul pianoro dove era ubicata la città antica e sui fianchi scoscesi che si affacciano sulle valli del Biedano, del Pile e dell’Acqualta. Qui la grande necropoli di tombe a facciata rupestre di IV-III secoli a.C., si articola su più ordini sovrapposti collegati da scale e rampe, anch’esse ricavate nel tufo e costruite a livello di fondovalle anche su massi erratici. Il problema del sito non riguarda la semplice manutenzione ma pone questioni di natura statico-strutturali, peggiorate da una vegetazione spontanea che, con la sua crescita incontrollata, esercita azioni di stress del tufo, aggravando lo stato di conservazione dei resti. Il complesso, interessato da circoscritti interventi conservativi fino agli anni ’90, non ha successivamente potuto contare su specifici finanziamenti, fatta eccezione per interventi urgenti di tutela. Come noto i terreni ricadenti all’interno della necropoli etrusca, e in particolare le testimonianze a est del fosso Biedano, comprendenti l’area dell’abitato antico, le necropoli delle tombe a tempio e quelle denominate Pile A-D, sono di proprietà privata mentre quelle a ovest dello stesso corso d’acqua, dove sono ubicate la cava Buia, la via Clodia e la tomba Lattanzi, sono di proprietà del demanio militare, in uso da parte del poligono di Monte Romano. Gli obblighi e le responsabilità da parte dei privati sono quelli previsti nel Codice dei beni culturali e del paesaggio, ovvero il decreto legislativo n.42 del 2004 che all’articolo 1 prevede che ‘i privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale sono tenuti a garantirne la conservazione’, obbligo ribadito anche all’articolo 30. Lo stesso Codice regola l’assetto delle competenze tra il ministero e gli altri enti territoriali in ordine alla vigilanza e tutela del sito. Avvalendosi del cosiddetto Art bonus, introdotto nel 2014, la Soprintendenza ha recentemente concordato con il proprietario dei terreni in cui ricade a necropoli dell’Acqualta, l’erogazione di denaro a favore di un intervento di restauro delle cosiddette tombe a tempio. La stessa Soprintendenza ha inoltre conferito al Dipartimento per il servizio geologico d’Italia dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’incarico di studio – a titolo non oneroso – dei meccanismi di deterioramento e degrado delle pareti rupestri, premessa conoscitiva necessaria per programmare un intervento di salvaguardia su larga scala, con il coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati interessati. In accordo con il Comune di Viterbo, nel territorio in cui ricade la Necropoli, è stato avviato infine un progetto per l’istituzione del Parco archeologico delle necropoli rupestri”.