Il 28 marzo del 1941, moriva a Richmond, Inghilterra, Virginia Woolf. Lei diceva che dopo l’avvento di Dostoevskij non fosse più possibile scrivere allo stesso modo. Noi diciamo la stessa cosa di lei. La signora Woolf è stata un grande faro per noi donne. Spezzò gli archetipi narrativi tipici della cultura vittoriana e iniziò ad indagare l’inconscio, la vita interiore. In molti suoi romanzi non c’è una vera propria trama. C’è una gita al faro che non si farà mai, una festa che poi non riuscirà come sperato nella vita di Mrs Dolloway, c’è Orlando, nato uomo, che poi diventerà una donna e capirà che una caviglia mal ricoperta può essere usata come arma, più di mille ragionamenti. Non ci sono vere e proprie storie, ma momenti in cui tutto sembra avere un senso. In questi attimi, epifanie come le chiama lei, sembra che tutto quello che ci succede, o già è stato, possa avere un significato. Sono visioni, sprazzi, in cui pace e felicità inebriano l’essere umano.
Senza Virginia Woolf ancora staremo a preoccuparci di far finire le storie in bellezza. Senza di lei, ancora si discuterebbe se l’anima debba essere raccontata. Woolf ha parlato da donna della storia e delle rivoluzioni che hanno portato il mondo alla tragedia della prima guerra mondiale. Prima di lei, le eroine svenivano. Qualsiasi rumore o emozione portava la protagonista dell’opera a un’evitabile oblio. Con lei i personaggi volgono gli occhi verso l’interno e raccontano le immagini, i suoni, il dolore che li attraversa. Questa scrittrice fu la prima ad indagare l’animo femminile. La psicanalisi era ancora agli inizi.
A settantacique anni di distanza i suoi intenti appaiono molto chiari. Oggi, che è quasi scontato dire il mio incoscio, le mie emozioni, la mia essenza, la mia vita. Woolf, ai suoi tempi, venne considerata una mezza pazza. Settantacinque anni fa, Mrs Woolf si gettò in un fiume. Non riusciva più a gestire le voci, i bagni caldi, le cure dei dottori vittoriani. Senza di lei staremmo ancora a chiederci se vale la pena vivere lontano dalla morale e gli stereotipi comuni intrisi di maschilismo. Senza di lei saremo ancora vittime della moralità patriarcale che costringeva la donna ad essere un oggetto che veniva ceduta dal padre al marito. Wirgina Woolf ci diede la voce e le parole, là dove non c’era permesso nemmeno mettere la punta di una scarpa. Rivelò ai maschi che anche le donne avevano anima, talento, intelligenza e potere. E non erano più disposte a prendere ordini.