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Jubilate, molte luci e qualche ombra

Pierluigi Vito, direttore letterario: "Ottimo il livello, mi aspettavo più affluenza"

Pierluigi Vito, direttore letterario di Jubilate

Pierluigi Vito, direttore letterario di Jubilate

Molte luci e, qua e là, qualche piccola ombra. Il bilancio di Jubilate (la rassegna primaverile di Caffeina, organizzata in concomitanza con l’anno giubilare della Misericordia) va in archivio con tanti risvolti positivi e un pizzico di amarezza. Se ne parla con Pierluigi Vito, giornalista e responsabile della parte letteraria della rassegna, che azzarda un bilancio. “La mia prima considerazione è che si tratta di una manifestazione all’esordio e quindi, come ogni cosa che nasce, ha bisogno di un necessario periodo di rodaggio per ingranare completamente. Si tenga presente anche che i tempi per la realizzazione della kermesse sono stati decisamente stretti: in sostanza si è partiti dopo Natale, quando cioè la Fondazione Caffeina ha avuto certezza di aver vinto il bando regionale che metteva a disposizione fondi per manifestazioni culturali legate al Giubileo straordinario. In sostanza, in due mesi e anche meno è stato approntato un programma di assoluta validità, sia per quello che riguarda gli aspetti più propriamente letterari e culturali sia per ciò che concerne la parte artistica, splendidamente curata da Annalisa Canfora”.

La conferenza del professor Cardini

La conferenza del professor Cardini

Vale la pena entrare subito in medias res. “La mia opinione è che il livello generale degli interventi sia stato validissimo. Non mi va di fare una classifica ma la presenza di alcuni personaggi è da annoverare fra le più significative che ci si possa augurare: monsignor Viganò, il responsabile della comunicazione del Vaticano che distribuisce le immagini del Papa in tutto il mondo; Andrea Tornielli, che parla dei suoi lunghi colloqui con Francesco; il professor Dalarun, il maggiore esperto di francescanesimo sul pianeta; il professor Cardini che riesce ad utilizzare la storia del passato per trasportarla nel presente e attualizzarla. E poi le bibliste Rosalba Manes e Rosanna Virgili, capaci di una traduzione nello stesso tempo così accurata e fedele al testo originale, ma anche moderna e viva in modo da rendere il Vangelo alla portata di tutti. Sono solo i primi nomi che mi vengono in mente, ma come si può dimenticare la testimonianza dell’arcivescovo di Taranto, monsignor Santoro, che interviene sul dualismo salute-lavoro che divide drammaticamente una città? O le parole di Izzedin Elzir, presidente della Comunità islamiche in Italia, uomo di profonda spiritualità e cultura? Ecco, certamente sono la persona meno indicata per tessere le lodi di Jubilate, ma posso solo affermare che da cittadino, da credente e da cristiano difficilmente mi sarei perso molti degli appuntamenti in programma”.

L’obiezione è sempre la stessa: troppa carne a cuocere. “Questo è un aspetto che mi permetto di non condividere in assoluto. Innanzitutto, non c’erano sovrapposizioni e dunque si poteva seguire anche tutto. Ma il punto non è tanto questo, quanto il fatto che l’obiettivo era di presentare un’offerta la più vasta e completa possibile, all’interno della quale ognuno poteva scegliere gli incontri e le tematiche che maggiormente lo interessavano. Con un esempio banale, si potrebbe dire che è stato approntato un buffet dove si potevano scegliere le pietanze a seconda dei propri gusti o delle proprie esigenze. Insomma, tanto per restare in campo gastronomico, un menu ricco all’interno del quale optare per i piatti migliori a proprio piacimento”.

E arriva il momento delle dolenti note… “Confesso che mi sarei aspettato una maggiore partecipazione. È vero, in certe serate l’inverno si è fatto ancora sentire; ed è anche vero che alcuni temi non erano esattamente di facile consumo, ma mi ha amareggiato la scarsa presenza del mondo ecclesiale. È vero, il periodo pre-pasquale impegna parecchio i sacerdoti e le parrocchie, ma si parlava del Giubileo e con un tema specifico, la Misericordia, che sta particolarmente a cuore a papa Francesco. Ecco, di fronte a tutto questo, sarebbe stata auspicabile una presenza più costante e nutrita da parte di chi, ogni giorno, deve confrontarsi con problematiche simili. Nella nostra diocesi abbiamo belle esperienze di preghiera e attive presenze di carità, ma si finiscono per trascurare percorsi formativi che offrano stimoli, creino consapevolezza, diano da pensare al cervello dei credenti e forniscano materiale per rendere ragione della fede”. Arrabbiato? “No, piuttosto deluso. E questa delusione la esporrò anche nelle sedi opportune. Comunque è un insegnamento del quale bisogna tener conto per il futuro, per favorire un maggior coinvolgimento di parrocchie e aggregazioni ecclesiali”.

Pierluigi Vito con il professor Dalarun

Pierluigi Vito con il professor Dalarun

Ed eccoci ad un altro aspetto decisivo: che succederà nel 2017 e negli anni seguenti? “Ne stiamo già parlando con i responsabili della Fondazione che colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente per l’impegno e la professionalità con cui hanno lavorato. Un grazie particolare a chi sta dietro le quinte, ma la cui opera è fondamentale per ottenere certi risultati: anche perché efficienza e gentilezza degli operatori del Festival, riconosciute dai nostri ospiti, sono stati un biglietto da visita prezioso per la città tutta. L’idea su cui stiamo ragionando e che è stata già anticipata da Andrea Baffo proprio su Viterbopost, è di proporre un fine settimana molto intenso nella domenica dopo Pasqua, sulla scorta di quanto avviene già con l’Emporio letterario di Pienza organizzato sempre da Caffeina. Anzi, proprio per comprendere meglio quale sia la valutazione su quanto è stato fatto, invito tutti a darci suggerimenti, ad esprimere critiche, a farci sapere insomma che cosa ne pensano e che cosa propongono per il futuro”.

C’è un incontro che le è rimasto particolarmente impresso? “A qualcuno, per ragioni professionali, non ho potuto partecipare, ma confesso di non avere una particolare predilezione perché in ognuno ci sono stati accenti e proposte che restano dentro e fanno riflettere. Forse proprio quello iniziale dedicato alla figura di monsignor Fiorino Tagliaferri: attraverso le parole commosse e commoventi di testimoni diretti abbiamo potuto toccare con mano quanto l’opera di quel pastore sia stata fondamentale per la diocesi di Viterbo. E poi mi piace ricordare lo spettacolo di Moni Ovadia, portato qui a Viterbo da Annalisa Canfora e offerto gratuitamente a tutti. In altre città ci sarebbe stata la fila per acquistare il biglietto e assistere alla performance di un tale straordinario artista…”.

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