“Più belle e più superba che pria”, declamava Ettore Petrolini nel secolo scorso. Prendeva in giro Nerone che incendiava Roma, ma la definizione può usarsi con uguale efficacia e senza alcun intento satirico, al Santuario di Santa Maria della Quercia nel quale sono iniziati di lavori di valorizzazione di una struttura che rappresenta un autentico gioiello di architettura religiosa nella Tuscia, sulla base di quanto nella stessa epoca (seconda metà del Quattrocento) si realizzò a Firenze.
Ad occuparsi del finanziamento la Fondazione Carivit, pronta a rispondere positivamente alla sollecitazione del vescovo Fumagalli, colpito da alcune ragnatele nella parte superiore della volta e anche dal fatto che tanti dipinti che nel corso degli anni erano finiti nella basilica, provenienti magari dalla chiusura di conventi o di altri edifici di culto, fossero esposti in maniera un po’ confusa, certamente non razionale. E Mario Brutti, che della Fondazione è il presidente, non ha battuto ciglio stanziando 57mila euro per l’anno in corso e impegnandosi per identica somma per il 2017. “Ci proviamo”, dice Brutti; “E noi preghiamo”, gli fa eco monsignor Fumagalli che presenta gli interventi con il parroco del Santuario don Massimiliano Balsi, la direttrice dei lavori (che vengono eseguiti dall’impresa edile Lorenzo Pietroni) Flavia Festuccia, e il responsabile della comunicazione della diocesi don Emanuele Germani.
Al di là della esigenza del vescovo di dare una veste più consona alla chiesa alla quale ogni viterbese è intimamente legato, ci sono pure un po’ di anniversari da tenere a mente: intanto, siamo nell’anno giubilare, poi si ricorda il trentesimo anniversario della nascita della diocesi unica di Viterbo (nata dall’unificazione di cinque strutture ecclesiastiche: Acquapendente, Bagnoregio, Montefiascone, Tuscania e Viterbo) e voluta dall’allora pontefice Giovanni Paolo II. Infine, sono passati 550 anni dal primo patto d’amore stipulato dai viterbesi con la Vergine della Quercia (che aveva protetto la città dal flagello della peste): una devozione e un culto che si rinnovano da allora ogni anno nel mese di settembre. ”Ringrazio il dottor Brutti – sottolinea monsignor Fumagalli – per la sensibilità dimostrata che, peraltro, si è già manifestata con altri interventi su opere custodite nelle chiese della nostra città. E’ la concreta dimostrazione di quanto le istituzioni private possano fare per salvaguardare beni così importanti, in una fase in cui l’intervento pubblico appare piuttosto difficoltoso viste l’attuale congiuntura economica. Speriamo che l’esempio possa essere seguito da altri enti o anche dai privati”. ”Cerchiamo di fare quanto è nelle nostre possibilità – interviene il presidente della Fondazione Carivit -. Sono tutti interventi importanti ma questo, se mi è permesso, è ancor più significativo perché riguarda una chiesa alla quale i nostri concittadini sono particolarmente affezionati. C’è un significato storico, religioso, sociale e anche culturale in quanto si salva e si valorizza un patrimonio che è davvero di tutti”.
Come detto, la direzione dei lavori è affidata all’architetto Flavia Festuccia che, nell’illustrare i vari interventi previsti almeno in questa prima fase, sottolinea gli studi effettuati per riportare le varie parti della basilica al colore originario. ”Diceva il vescovo Chiarinelli – ricorda il parroco don Massimiliano Balsi – che mentre la Cattedrale rappresenta il corpo di Viterbo, il Santuario ne è il cuore pulsante. Insieme alla Fondazione Carivit, che ringrazio ancora, ricordo anche che altri enti e istituzioni stanno dando il loro contributo. Il Rotary Club e un privato sostengono ad esempio il restauro completo del Tempietto marmoreo di Andrea Bregno, mentre il Sovrano Ordine Militare di Malta provvede al restauro del crocifisso ligneo quattrocentesco che ritenevamo di scarso valore e che invece è di assoluto pregio artistico”.
Magari, ci sono pure altre cosette che andrebbero sistemate e per le quali è stata già ipotizzata una spesa superiore ai 40mila euro. Si vedrà nei prossimi mesi, affidandosi alla generosità dei privati e soprattutto alla Divina Provvidenza. Intanto, già a luglio è in programma una festa per celebrare la fine dei lavori. “Con una celebrazione religiosa e con un brindisi augurale”, promette monsignor Fumagalli.