Erano in sessanta. Numero più che incoraggiante, in questi tempi balordi, quando si dibatte di cultura e tradizioni.
Ottimo, pertanto, l’esito dell’incontro di domenica scorsa a Tarquinia. Di dentro la sala consigliare del Comune. E per volere del Fai (sezione viterbese), col supporto logistico della Fondazione Etruria mater. Tema: “La tomba degli Scudi e i Velka. Celebrazione di una dinastia famigliare nella Tarquinia aristocratica”.
Il progetto rientra di diritto in ciò che verrà, e cioè nel terzo ciclo dell’ormai tradizionale rassegna “Lo sguardo e l’oggetto. Dialoghi intorno all’arte”.
“Dopo una breve introduzione di Silvia Grassi Pottino, presidente della Fondazione Etruria mater – spiegano gli organizzatori – e grazie agli interventi della restauratrice Cristina Tomassetti e dell’archeologa Lorella Maneschi, i presenti hanno avuto la possibilità di conoscere, attraverso la descrizione storica ed artistica della nota tomba ‘degli Scudi’, un periodo che vide Tarquinia come una sorta di isola felice. Non ancora coinvolta dal progressivo declino di molte importanti città d’Etruria già avviato dalla incalzante espansione di Roma”.
Già allora la Capitale dava i suoi problemi alla Tuscia, perciò. Come a dire, la storia si ripete sempre.
“Oltre all’epopea dell’antico monumento tombale – si va avanti – sono state spiegate anche le problematiche tecniche che il restauro di parte di esso dovrà risolvere a breve. Una porzione delle pitture commissionate da Laris Velka poco dopo la metà del IV secolo a.C. sarà infatti presto restaurata, soprattutto grazie ai fondi elargiti dal Fai in accordo con Banca Intesa, ma anche per merito di ulteriori finanziamenti provenienti, oltre che dalla Soprintendenza, da Fondazione Etruria Mater, Skylab Studios, Dichtec srl, Isam srl, Pottino e Pottino avvocati associati e Lions club Tarquinia”.
La chiacchierata comunque non si è fermata alle sole slide, ma eccezionalmente i presenti hanno anche avuto la possibilità di penetrare nella tomba, normalmente chiusa per motivi conservativi.
“La delegazione Fai di Viterbo e la Fondazione Etruria mater ringraziano perciò per la collaborazione il Comune di Tarquinia e la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale”.