Ma chi era davvero Lucrezia Borgia? Un angelo o un demone? Una cortigiana lussuriosa e avida di potere o la giovane mamma che scelse di morire indossando solo il saio da terziaria francescana? Niente di tutto questo. O meglio le varie sfaccettature, per molti versi contraddittorie, convivono in una personalità complessa. “Era semplicemente una donna figlia del suo suo tempo: una delle figure femminili più controverse del Rinascimento italiano, il primo secolo anticonformista dopo un millennio di Medioevo dominato dal potere, temporale, religioso e morale della Chiesa”. Stella Fanelli, filologa e studiosa del periodo rinascimentale, offre una rilettura originale della figlia prediletta del cardinale Rodrigo Borgia, poi diventato pontefice col nome di Alessandro VI, e in qualche modo ne rivaluta la personalità e l’operato. L’appuntamento è al Palazzo dei papi (naturalmente…) per un altro interessante passaggio di Jubilate.
Certo che si dava da fare sua eminenza: con Vannozza Cattanei ebbe quattro figli (Cesare, Giovanni, Goffredo e, appunto, Lucrezia) e altri 3 li aveva avuti da una precedente relazione. Dalla Spagna si era trasferito a Roma, il centro della Cristianità e anche del potere. Ad appena 11 anni, Lucrezia (che era nata a Subiaco) entra nella politica matrimoniale voluta dal potentissimo padre, che pensa ad ampliare la sua influenza promettendola in sposa a Giovanni Sforza, e del fratello Cesare, il famoso Valentino. Il matrimonio si celebra, ma dura poco: Rodrigo e Cesare lo annullano e la ancor giovanissima Lucrezia finisce nel talamo di Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli. Ma le alleanze a quel tempo durano pochissimo: Cesare fa fuori il cognato e Lucrezia da vedova è di nuovo disponibile per il miglior offerente.
“La storiografia – commenta la professoressa Fanelli – le attribuisce ogni genere di nefandezza. Festini assai spinti nella Roma libertina, qualche assassinio, qualche nemico avvelenato… E’ probabile che Lucrezia abbia realmente preso parte a qualcuna di queste vicende, che però vanno inserite in un preciso contesto storico: nella Roma di fine Quattrocento il peccato, la corruzione, la lussuria, gli intrighi, le pratiche più losche erano la regola, non l’eccezione”. Il periodo di vedovanza (che Lucrezia trascorre a Nepi con il figlio avuto da Alfonso) comunque dura poco: il papa e il fratello hanno nel frattempo stretto nuove alleanze e stavolta il marito prescelto è Alfonso d’Este (figlio del duca Ercole, signore di Ferrara) che, sebbene riluttante per via di trascorsi decisamente discutibili, accetta di prenderla in sposa.
E qui avviene una metamorfosi radicale. “Lucrezia – sempre Stella Fanelli – lascia Roma e le sue mille tentazioni e si trasferisce a Ferrara, in provincia. Qui riesce, con i suoi comportamenti e con le sue azioni a favore degli ultimi e soprattutto dei carcerati, a farsi benvolere. E’ una grande bella signora, ancora giovanissima, ma è soprattutto il fatto che non rinnega nulla del suo passato a suscitare la comprensione e anche l’affetto dei suoi sudditi. Lucrezia fa dimenticare la sua origine di figlia illegittima del papa, i suoi due falliti matrimoni e tutto il suo passato burrascoso. Diventa un’ottima amministratrice e una mamma affettuosa. In rapida sequenza arrivano sette figli e proprio l’ultimo parto le sarà fatale”.
A Ferrara Lucrezia Borgia scopre la spiritualità, che conosce e apprezza attraverso gli insegnamenti di San Bernardino e di Santa Caterina tanto da fondare anche il Monte di Pietà. Diventa anche illuminata mecenate: alla corte estense possono operare poeti e umanisti come Ludovico Ariosto, Gian Giorgio Trissino, Ercole Strozzi e soprattutto Pietro Bembo che si innamora di lei, probabilmente ricambiato: ma ormai Lucrezia, la perfida donna di potere, è diventata moglie e madre esemplare. Nel 1512 a 32 anni, per via di alcuni rovesci economici che avevano colpito la famiglia del marito, comincia ad indossare il cilicio. “Questa sua conversione – continua Stella Fanelli – ci dice che la giovanetta senza scrupoli dell’epoca romana aveva dovuto semplicemente subire il clima di quegli anni. In cuor suo, con tutta probabilità, non accettava e non condivideva ciò che combinavano il padre e il fratello, ai quali comunque era profondamente legata tanto che si è anche parlato apertamente di una relazione incestuosa con l’uno o con l’altro. Ma ormai i tempi erano cambiati e anche Alfonso, che pure aveva accettato assai a malincuore il matrimonio, lentamente si innamora di lei. E quando ad appena 39 anni, Lucrezia muore in seguito alle complicazioni dell’ottavo parto, la piange teneramente. Sul letto di morte la potentissima cortigiana volle semplicemente indossare il rozzo saio da terziaria francescana”.
E allora, alla fine, chi era davvero Lucrezia Borgia? “Una figlia del suo tempo – conclude la Fanelli -. E’ stata descritta come una donna col viso angelico di una madonna e con l’animo di Messalina. A me sembra, invece, che lei sia stata solo una vittima della smisurata voglia di potere di Rodrigo e soprattutto di Cesare. Quando, anche per circostanze casuali, si allontana da Roma, si riscatta e trova la forza di proseguire il suo cammino, ritrovando le origini della fede e della carità. Non va criticata: soltanto accettata per quello che era e soprattutto per ciò che rappresentava”.