Ci sono tanti modi per scoprire un territorio. Ci si può capitare per caso mentre si è diretti verso altre mete; si può essere incuriositi da un articolo, da una foto, da un video, o può essere un amico che, moderno Virgilio, guida rivelando le peculiarità del luogo. Per Ludovico Botti lo stimolo è venuto dall’Università della Tuscia, facoltà di Scienze Agrarie. La scelta formativa, è ovvio, denota una certa propensione per la natura, confermata dall’albero genealogico in cui compare un legame materno con le faccende rurali. Per la precisione con un’azienda viticola nel Veneto orientale, dove, come racconta Ludovico, lui, il fratello Bernardo e la sorella Clarissa passavano le estati e facevano le prime inconsapevoli esperienze con il proprio futuro giocando nei vigneti. E, sempre nel suddetto albero, compare, oltre a un nonno agronomo, anche quel professor Luigi Manzoni, preside della Scuola enologica di Conegliano, che mise a punto l’incrocio omonimo durante una serie di esperimenti condotti negli anni ‘30 sul miglioramento genetico della vite. Così quando Ludovico, da studente lascia Roma e inizia a lavorare per la tesi sulla zonazione dell’Aleatico comincia anche a conoscere la Tuscia, le sue particolarità geologiche e pedologiche, la ricchezza naturalistica, storica e archeologica e inizia a pensare che vivere su queste terre potrebbe essere un’ipotesi allettante.
Capita poi che esigenze familiari legate alla necessità di una vita più sana, dai naturali ritmi lenti ritrovati, immersi in un clima salubre e in un ambiente quanto più possibile incontaminato, convincano i Botti a fare una scelta importante e trasferirsi nella Tuscia. Nel 2003 si presenta l’occasione giusta: casa, cantina e 10 ettari di vigneto a Castiglione in Teverina. Inizia così un percorso familiare che viene sintetizzato nel nome dell’azienda: Trebotti, ovvero i tre fratelli Botti e, nell’ombra, ma non troppo, i genitori, Francesco Maria e Giulia, sempre presenti, appassionati, e spesso coinvolti in prima persona nei lavori e nella promozione aziendale. “Prima di imbarcarci in questa avventura abbiamo fatto l’analisi dei terreni, ne abbiamo verificato la buona esposizione e ventilazione perché l’idea, fin dalla partenza era quella di orientarci verso il biologico cercando dunque le migliori condizioni di impianto e allevamento della vite. Nel 2006 infatti abbiamo ottenuto la certificazione biologica”, racconta Ludovico. Fisico imponente, curiosità scientifica alimentata e sostenuta dagli studi e dai rapporti ancora attivi con l’Università della Tuscia, Ludovico porta avanti un progetto chiaro che nel tempo si è raffinato ed è andato ben oltre il biologico. L’eliminazione dei prodotti chimici di sintesi è stato l’avvio, ma presto sono stati inseriti cambiamenti volti al rispetto dell’ambiente che hanno interessato processi e metodi dell’intera vita aziendale. A partire da Jane, l’asina che pascola nell’oliveto gestendone di fatto inerbimento e concimazioni. Ci sono poi le bottiglie ultraleggere che consentono di diminuire l’emissione di CO2 sia nella produzione che durante il trasporto grazie al minor peso, le scatole di cartone non stampate, etichette, depliant e contenitori di carta riciclata. E per quanto riguarda il Gocce c’è il recupero e il riutilizzo dei materiali grazie alla collaborazione del consumatore. Riconsegnando la bottiglia, la cassetta di legno, il fazzoletto che funge da etichetta si dà un contributo alla sostenibilità e si ottiene uno sconto sul nuovo acquisto.
Quali sono in questo momento i progetti in corso? “Uno dei più importanti e articolati è il VINI 3S Sostenibilità ambientale nella produzione di vini Salubri e di qualità Superiore che vede il supporto scientifico del DIBAF Unitus e il C.R.A. di Arezzo, ed è finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole. Il progetto si sviluppa su tre direttrici: tecnologica, ecologica e agronomica. La prima consiste nella riduzione del consumo di energia e nell’utilizzo dell’ozono, che non lascia traccia in atmosfera, al fine di produrre vini senza solfiti aggiunti ed eliminare i prodotti inquinanti soprattutto il cloro, per la pulizia della cantina. L’applicazione del processo di vinificazione per poter produrre vini di elevata qualità senza solfiti aggiunti ha portato al nostro 3S – L’incrocio Manzoni Sostenibile Senza Solfiti e al 3S Rosso. C’è poi in corso d’opera una cella d’appassimento in legno e sughero a risparmio energetico che utilizzerà sistemi intelligenti per sfruttare la ventilazione naturale per il raffrescamento della cantina. Sul versante ecologico stiamo realizzando un sistema di fitodepurazione delle acque di scarico della cantina che verranno raccolte in un biolago. Sul versante agronomico c’è la produzione di compost a ciclo chiuso ottenuto dai residui di potatura, letame della nostra asina Jane, vinacce e sfalci, che riutilizziamo a scopo ammendante, e pacciamante nell’oliveto. Il nostro obiettivo è quantificare l’anidride carbonica emessa per la produzione di ogni singola bottiglia di vino Trebotti, abbiamo anche delle centraline in vigna che misurano l’emissione delle viti”. Uomo pacato solo in apparenza, Ludovico è animato da una continua ricerca che possa definire sempre meglio l’idea di un’azienda moderna che sappia utilizzare le innovazioni a favore di una sempre maggiore sostenibilità ambientale. In questo percorso un ruolo importante spetta alla Blue Economy proposta dall’economista belga Gunter Pauli. Superamento della Green Economy che impone costi troppo alti per consumatori e imprese, la Blue Economy si ispira al funzionamento degli ecosistemi naturali dove tutto viene riutilizzato senza produrre sprechi. È proprio questo il punto centrale: “Il problema non è generare meno scarti, bensì non sprecare gli scarti prodotti – afferma Pauli – far diventare cioè i rifiuti di un ciclo materie prime di un altro”.
“Su ispirazione della Blue Economy è nato COMEF: riutilizzo di biomasse di seconda generazione per la produzione multifunzionale di COmpost, MEtano e Funghi eduli a minimo impatto ambientale. Si tratta di un progetto che vede la realizzazione di un micro-impianto multifunzionale per il compostaggio che possa portare alla produzione di metano derivante dalla fermentazione naturale, recuperato ed utilizzabile a fini energetici, ma anche a un substrato utile per la coltivazione di funghi eduli, arricchito da fondi di caffè che da scarto diventano una risorsa poiché già sterilizzati e ancora ricchi di caffeina, sostanza altamente eccitante in grado di accelerare in maniera naturale la crescita dei funghi; inoltre si avrebbe un compost finale da utilizzare sui suoli agricoli aziendali”.
“A parte l’Incrocio Manzoni che riguarda la storia familiare, abbiamo voluto dare voce al territorio recuperandone i vitigni tipici: Violone, Sangiovese, Grechetto, Trebbiano e ovviamente l’Aleatico. Nella logica che caratterizza in maniera determinante Trebotti è stata pensata anche la cantina. Interrata e con la possibilità di sfruttare la forza di gravità nel momento di arrivo dell’uva”.
“Farmers Sosteria agricola alla stazione Tiburtina è un progetto che ha lo scopo di far arrivare direttamente al consumatore prodotti provenienti da agricoltura biologica e sostenibile di piccole aziende. è un locale con 80 posti a sedere dove poter aspettare il treno in un contesto piacevole e gustare prodotti bio di qualità. Un modo che permette a noi agricoltori di arrivare sul mercato romano, di imparare a collaborare e di dare la possibilità a chi viaggia per lavoro o per piacere di trasformare i tempi di attesa in una pausa gratificante”.