E’ il giorno. Oggi, nella sala Consiglio dell’amministrazione provinciale alle 10,30, è in programma l’assemblea dei soci Talete per l’approvazione del bilancio relativo al 2014 e stavolta sarà davvero la volta buona. Breve riassunto delle puntate precedenti per comprendere la situazione. Qualche mese fa il documento contabile approntato dal precedente consiglio di amministrazione fu di fatto rigettato: si chiudeva con una perdita di 4,3 milioni di euro, decisamente insopportabile per le casse delle amministrazioni comunali. Conseguenti dimissioni del presidente Bonori e degli altri membri del cda e susseguente nomina di un nuovo organo (presidente Salvatore Parlato, vice Giovanna Marini, consigliere Giampaolo De Paulis) che ha messo subito mano alla stesura di un nuovo bilancio. Stavolta, tramite un intenso labor limae (un milione di euro arriva dal fondo stanziato dalla Regione per la darsenificazione, altri 900mila da un debito del comune di Viterbo, forte ridimensionamento delle manutenzioni, anticipo di cassa sui futuri incassi) la perdita è stata fortemente dimensionata: appena 21mila euro. Dunque, almeno per l’annualità in oggetto, problemi non ce ne sono
Le difficoltù, però, sono tutt’altro che risolte e vengono evidenziate nella stessa relazione di accompagnamento al bilancio approntata dall’attuale cda. “Le risultanze di bilancio per l’anno 2014 – si legge – riflettono le condizioni di fragilità e difficoltà in cui la società si trova ad operare e che, senza la predisposizione di adeguate misure di intervento, non potranno che condurre l’azienda in uno stato di deficit patrimoniale tale da determinare l’impossibilità a proseguire nei propri compiti istituzionali”. E ancora: “Peraltro, vista la condizione di debolezza finanziaria in cui versa la società, ancora al 21 dicembre 2015, non sono da sottovalutare alcuni rischi di accelerazione in merito ad un potenziale stato di insolvenza della società legati agli esiti potenzialmente avversi di contenzioso in essere con importanti fornitori e con gli stessi soci”. Insomma, la situazione è sempre grave, nonostante le operazioni finora condotte. Sono 4 i fattori di rischio: l’Ato debole, l’incompleta adesione dei comuni, l’inadeguato sviluppo organizzativo della società (“che manifesta sostanziali carenze nella strutturazione dei processi decisionali”) in relazione soprattutto all’organizzazione del management dell’azienda; gli oneri e le problematiche derivanti dalla presenza di arsenico e fluoruri nell’acqua. “In particolare – sottolinea ancora il cda – il trasferimento delle gestioni idriche comunali è stato caratterizzato da una difficoltà generalizzata. Le gestioni trasferite dai comuni a Talete hanno infatti evidenziato squilibri economici con tariffe non in grado di coprire i costi operativi”.
A proposito di comuni che non hanno ancora aderito a Talete, va segnalato che il 15 marzo è in programma l’udienza davanti al Tar per discutere il ricorso presentato da 18 comuni della Tuscia contro il commissariamento proposto dalla Regione nel quale si parla “dell’affidamento in concessione d’uso gratuita al gestore del servizio idrico integrato (Talete spa) delle infrastrutture idriche di proprietà comunale”. A gestire il ricorso gli avvocati Angelo Annibali e Andrea Ruffini che difendono gli interessi dei seguenti comuni, rappresentati dai rispettivi sindaci: Montalto di Castro (Sergio Caci), Tuscania (Fabio Bartolacci), Bassano in Teverina (Alessandro Romoli), Sutri (Guido Cianti), Bassano Romano (Angela Bettucci), Orte (Moreno Polo, ma nel frattempo il comune è stato commissariato), Cellere (Edoardo Giustiniani), Fabrica di Roma (Mario Scarnati), Gradoli (Luigi Buzi), Grotte di Castro (Piero Camilli), Ischia di Castro (Salvatore Serra), Monte Romano (Maurizio Testa), San Lorenzo Nuovo (Massimo Bambini), Vasanello (Antonio Porri), Villa San Giovanni in Tuscia (Mario Giulianelli), Vitorchiano (Nicola Olivieri), Latera (Luigi Fiorucci), Gallese (Danilo Piersanti). Un’altra questione che mette a (serio) il futuro di Talete.