La vera notizia non è tanto l’approvazione (quasi all’unanimità) del bilancio 2014, quanto il fatto che la nuova dirigenza della Talete ha messo ai voti e ottenuto (anche in questo caso quasi all’unanimità: si astiene solo il Comune di Vignanello) il mandato a sondare l’eventuale ingresso di altri soci privati nella compagine azionaria. E’ un passo avanti decisivo perché finalmente cade il tabù dell’azienda totalmente pubblica i cui effetti, nel corso degli anni, sono stati disastrosi sui conti e sulla gestione. “Cerchiamo partner – spiega il presidente Salvatore Parlato – con due caratteristiche essenziali: solidità economico-finanziaria e now how di livello elevato”. Un identikit preciso che porta inevitabilmente a pensare, tanto per restare a chi in regione già opera e con successo, ad Acea, la multinazionale dell’energia, la cui maggioranza del capitale azionario è ancora nelle mani del Comune di Roma (51%), ma che tramite soci privati (la famiglia Caltagirone e i francesi di Suez) assicura una gestione manageriale. Tanto per dire, il bilancio 2014 di Acea (attiva anche settore dell’energia) si è chiuso con un utile netto di 162,5 milioni di euro, dal che consegue che l’amministrazione capitolina (e quindi tutti i romani) ne ha incassati poco più della metà.
La necessità peraltro di dare un management più qualificato a Talete viene evidenziata anche nella relazione introduttiva al bilancio, che si è chiuso con una perdita di poco più di 21mila euro, a fronte dei 4,3 milioni affiorati dal documento contabile stilato dal precedente consiglio di amministrazione. Come sia stato possibile ridurre a niente le perdite è stato già illustrato su queste colonne, ma vale la pena ripeterlo per sommi capi: un milione di euro arriva dalla Regione e fa parte dei 15 complessivamente stanzianti nel triennnio 2015 – 2017 per la dearsenificazione; un altro milione deriva da alcune perdite che sono state cancellate in quanto non correttamente iscritte (il riferimento è al credito di 908mila con il Comune di Viterbo e altri 100mila con quello di Civita castellana); infine si è lavorato sulle capitalizzazioni (in precedenza, tutto ciò che era sotto i 5mila euro non veniva considerato) e sulle morosità. Attraverso questa azione puntigliosa e laboriosa, le perdite sono state contenute in termini bassissimi, decisamente accettabili da parte dei comuni soci. Ma le criticità restano: i debiti, anche elevati, con diversi fornitori; i contenziosi in atto con alcune amministrazioni comunali; il problema dell’arsenico; il mancato ingresso di molti comuni nel capitale azionario; la necessità – come accennato in precedenza- di adeguare la struttura tecnica e manageriale della società. Problemi che restano sul tappeto e che appesantiscono il futuro di Talete.
Sul bilancio i sindaci votano sì in maniera compatta pur con qualche distinguo. “Lo spettro è Acea”, dice Ivo Cialdea, sindaco di Bomarzo; “Mi auguro che i conti non siano taroccati”, aggiunge Mauro Pucci, primo cittadino di Canino; “L’acqua non è di né di destra, né di sinistra”, sottolinea Sandrino Aquilani by Vetralla; “Il prezzo delle bollette deve essere uguale per tutti i cittadini”, tuona Angelo Cappelli da Capranica”; “Approvare il bilancio non è fatto politico”, conclude ecumenico Gianluca Angelelli (Civita Castellana)”. Alla fine i favorevoli sono 28, con una doppia astensione. Leonardo Michelini (Viterbo) spiega che il riconoscimento di quel credito di 908mila euro deve passare al vaglio del Consiglio comunale (“Si tratta di una somma che balla dal 2006, ma io non mi sottraggo anche se non è stata la mia amministrazione a contrarre il debito”: per la cronaca il sindaco dell’epoca era Giancarlo Gabbianelli). Sergio Caci (Montalto di Castro) sottolinea che il suo comune è tra quelli che hanno presentato ricorso al Tar contro il commissariamento del servizio idrico disposto dalla Regione Lazio.
Poi si passa all’ingresso dei privati: tutti d’accordo, meno Grasselli, primo cittadino di Vignanello. Se son rose, fioriranno…