Quando le cose funzionano, quando le pratiche sono buone, quando i risultati risultano costanti nel tempo, è doveroso non cambiare nulla. Così, in occasione del famigerato “Pranzo del Purgatorio”, pure Viterbopost ha deciso di riproporre ai suoi lettori il medesimo articolo del 2015. Naturalmente cambia solo la data. Altrimenti rischiereste di andare a Gradoli e finire a bocca asciutta.
Dunque: da oltre cinquecento anni si rinnova la tradizione del Pranzo del Purgatorio. Scritto con la “P” maiuscola. Per importanza e per calibro. Una tavolata imbandita, le cui origini affondano nel tempo e nella cultura popolare. E che resistono nonostante tutto, coinvolgendo ogni mercoledì delle ceneri circa duemila commensali. Perciò oggi, a partire dalle 12.30.
Alle tre del mattino i Fratelli fuochisti accendono una pira che si aggira sui cinquanta quintali. Tanta legna ci vuole per cuocere un menù che, inevitabilmente, rimane invariato per ogni santissima esecuzione gastronomica.
L’antipasto prevede semplici (ma deliziosi) fagioli in bianco. Duecentocinquanta chili, per l’esattezza. Conditi (logica territoriale) con olio extravergine del luogo. Ed accompagnati da una spruzzata di pepe. Segue a ruota una minestra di riso, al sugo di tinca (sessanta chilogrammi). La cui povera ma sontuosa ricetta viene tramandata a toni bassi ai soli addetti ai fornelli. Tre invece i secondi, per quasi venti quintali di pescata: luccio in umido, nasello fritto, e baccalà lessato al profumo di olio, aglio, prezzemolo, uniti e tritati finemente. Chiude una linearissima mela (altro che dolce).
La giornata comunque non è composta di sole libagioni. Anzi, la mangiata di massa altro non è che l’apice di una rituale affascinate fino al ridondante. Anche se coincide con l’inizio della Quaresima, e quindi il menù “di magro” è d’obbligo.
Ecco pertanto alcuni doverosi cenni storici. Alla fine del XVI secolo l’Opera Pia (per il Suffragio delle anime del Purgatorio) iniziò con l’organizzare questo evento al fine di raccogliere fondi e generi vari, da destinare alle famiglie in difficoltà. Tutt’ora i membri della Fratellanza (nome che sostituisce l’Opera Pia) svolgono il medesimo operato.
Si parte il giovedì grasso. L’esercito pacifico dei novanta (tanti sono) attraversa con abiti che si rifanno a quelli dell’epoca il paese e le campagne che lo circondano. Richiedendo offerte varie, che poi verranno battute all’asta nella piazza principale. Il denaro raccolto permetterà così di acquistare gli ingredienti del Pranzo. E dai proventi di quest’ultimo si tenterà di accontentare ogni bisognoso possibile.
Come detto l’appuntamento è per le 12.30 odierne, all’interno dell’oleificio sociale di Gradoli. E l’unico consiglio da dare ad eventuali nuovi pionieri (ammesso che troviate posto) è il seguente: portatevi stoviglie, pane e vino. Che cinquecento anni fa il servizio di “coperto” non esisteva. Ora ok, è stato inserito. Ma rispettare certe dinamiche fa parte di un gioco corretto ed efficace.
Buon appetito. E ci si risente nel 2017, col medesimo articolo.